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mercoledì 7 ottobre 2015

Sono una donna, non sono una santa

Oggi tocca a me fare il mea culpa, anche se nel mio caso è per aver creduto troppo in questa squadra. Un atteggiamento irresponsabile. Santificare non va mai bene, lo so, me lo ripete spesso anche il Bambi. Perché non mi è capitato di santificare solo Montella e i Della Valle, l’ho fatto anche con Rosanna Fratello, rendendo nulla e poco credibile la sua canzone di successo alla quale il Bambi è molto legato. Certo che guardare oggi la classifica è la dimostrazione che il mondo è cambiato davvero. Non solo non ci sono più le mezze stagioni, c’è gente di un metro e cinquanta che fa l'altezzosa, gente magrissima piena di sé, e gente sopra il quintale che prende tutto con leggerezza. Menomale che almeno le castagne sono ancora sul mercato. E poi con quei 18 punti in classifica è cambiato anche il mio approccio verso gli altri. Il 18 è divento il simbolo di una nuova concezione del vivere senza più voltarsi davanti ai più sfortunati. Il 18 diventa soglia che smuove la mia generosità d’animo. Mi guardo intorno e sotto i 18 gradi per esempio, se trovo in giro gente ancora con le maniche corte, so che gli devo dare qualche spicciolo. Prima delle 6 vittorie su 7 pensavo egoisticamente di essere semplicemente un freddoloso. Vivo questo primato camminando a mezzo metro da terra, prova della mia dimensione ultraterrena è che non guarisco dal raffreddore. Ma risorgo. Solo una cosa mi lega purtroppo ancora alla terra. L’essere poeta. Una condizione che mi limita drasticamente e non mi permette di rientrare nemmeno nella categoria degli uomini veri. Quelli per intendersi del “Sousa gobbo” o del “Mercato da pezzenti”. Il vero uomo del resto abbraccia la donna da dietro e l’addormenta col cloroformio. Poi coca e mignotte tutta la notte. A me non riesce essere cinico come chi attacca gli striscioni. Ho sempre avuto inclinazioni meno ruvide, non a caso ho l’animo dell’artista, e un animo così sensibile mi ha sempre fatto temere le donne con il tacco 15 la mattina presto. Infatti i miei amori sono tutti legati a donne che la mattina salivano sull’autobus con le scarpe da ginnastica o con le ballerine. Ricordo di aver amato la Marta perché faceva parte di un gruppo musicale femminile che cantava a cappella. E io facevo il microfono. L’unica volta che ho tentato di trasgredire, non è stato dando di “Braccini” ai Della Valle, per quello mi è sempre mancato il coraggio, è successo quando cercai di diventare uomo guardando un film porno interpretato da marito e moglie, che però hanno guardato la televisione tutto il tempo. L’unica cosa che ho imparato dalla schiettezza tipica del tifoso Viola vero, meno sognatore e più concreto, è che quando mi ricordano che siamo solo alla settima, prendo il taccuino e me lo appunto proprio come faceva Troisi. Annoto con cura che il Signore dà e il Signore toglie, quando vuole, senza preavviso. E tengo d’occhio sempre la sedia. Chiudo con la solita mencia manfrina del sognare che fa bene a vivere meglio, con l’aggravante di non avere nemmeno Marzullo che mi obbliga a dirlo minacciandomi con i capelli unti. Lo dico convinto che questo mi aiuta a non addormentare la passione. Come succede invece nella Formula 1, nella quale, la causa maggiore degli incidenti è il colpo di sonno dovuto proprio alla Formula 1.




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