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giovedì 31 agosto 2023

Spero di sbagliarmi


Tra il dire e il fare c’è di mezzo il passaggio del turno. C’è di mezzo anche la vicenda Amrabat, 6 mesi di tiritera, percepiti 5 anni. 2 per la questura. Forse solo se dal cielo piovesse vino saremmo a metà del cammino, e forse non basterebbe neanche quello visto il secondo tempo col Lecce. Si, è un bel bivio per dare già un’impronta alla stagione, bivio, stagione, meglio andare avanti in coppa, o meglio il pigiama lungo? Se invece non passiamo sarà una spinta forte alla riflessione che si pagherà in una notte insonne. A chi invece preferirà dormirci su, sarà importante svegliarsi proprio quando il prof ti sta per interrogare. Comunque ci vorrà del cuore bello ostinato. Passiamo e la vita ci sorride? Sicuramente sa qualcosa di me che io non so. Come già detto sono pessimista, e su questo non intendo fare ironia, oppure l’ironia sta proprio nell’essere pessimisti contro il Rapid? Ho come il presentimento che il risultato di oggi influenzerà anche i giudizi sul mercato, che almeno giochi Kayode allora. Perché temo che alla fine ci rimanga solo il culo di Arisa nella testa.

mercoledì 30 agosto 2023

A proposito di fiumi


Direi “siamo la mafia” come risposta a tutto. E lo dico senza il contributo del Cabernet Franc (Valle della Loira), una selezione bio di “La Grand Epicerie”. E poi aaaah la Tarte Tropézienne. Insomma, fatti non foste a viver con sto centrocampo. Molto bene invece il vento con i vestitini leggeri, nessuna alchimia tattica, ma una gran varietà di mutande. Anche se adesso mi aspetto la cessione di Amrabat, ma soprattutto una lettera di smentita dalla mafia. Certo, non vorrei dare l’impressione di frequentare troppi luoghi comuni. Ripensando alla Senna, al Rodano e alla Soana, col Bambi integralista fiero nella parte dell’Arno, ci siamo detti di quanti calendari Pirelli sono passati sotto i ponti. Mentre nel caso in cui il mercato non risultasse pienamente soddisfacente la Digos teme che a Rocco la lettera possa scriverla zio Misseri.  La particolarità del quadro di Klee (foto di ieri) è la sua interpretazione di Firenze dopo averci soggiornato. La particolarità di quella di oggi è la bontà.

martedì 29 agosto 2023

Certi sapori


Il dipinto di Klee nasconde una particolarità e non si tratta della lavagnetta di Italiano mostrata alla squadra nell’intervallo per affrontare la ripresa. E se c’è vita nell’universo dove comprano il vino? Perché ogni mattina un leone e una gazzella sanno cose mentre io non so come mai gli esterni giocano a piedi invertiti. Da una parte la Viola recuperata dal Lecce dall’altra io inghiottito dai colori di Van Gogh. Il Bambi prima è venuto a salutarmi e subito dopo ha voluto sceneggiare il gol del due due rappresentandosi cadavere ritrovato in una vasca da bagno di un motel di periferia circondato da confezioni vuote di benzodiazepine e bottiglie di Jack Daniels.  A proposito di statistiche, dopo quelle sul rendimento della Fiorentina di Italiano, con questi temporali la possibilità di rimanere schiacciati sotto un albero sono aumentate notevolmente. Mentre in Francia riguardo alla troppa produzione del vino si stanziano 200 milioni per distruggere quello in eccesso, da noi piuttosto si farebbero più figli. Un rientro insomma che parte dai biscotti di Alain Ducasse e termina al sapore di ottobre.

lunedì 28 agosto 2023

Qualcosa da salvare c'è


Altro giro altra delusione. Buttata via, Lecce comunque valido, e mi era parso di soffrire il loro pressing anche nel primo tempo. Bravo Corvo. Non sono affatto fiducioso per giovedì, mi rincuora solo la visita al museo d’Orsay (di quel Cézanne sono fiero possessore di un perfetta copia). Stamani parto e in riferimento all’estate posso dire che il più è fatto e il risultato è in cassaforte, non ci sarà un secondo tempo come la Viola. Pessimo Sottil, in difficoltà fisica Arthur e Bonaventura, un buon primo tempo di Beltran e Nico, enigmatico Christensen. Brekalo e Mandragora no comment. Il mio senno di poi è Kayode. Magari per rincuorarvi cerco una bellissima frase d’amore di quando ancora la passione Viola mi faceva battere forte il cuore, frase tipo “correnti fresche nord atlantiche”. Penso che un bambino che ha assistito al secondo tempo di ieri sia un bambino che non vorrà fare il dottore, l’astronauta, il pilota, il cantante, il veterinario, insomma questo bambino dopo lo scempio di cui sopra non sognerà più nulla, aspetterà solo di diventare tifoso Viola grande per potersi lamentare di tutto. Se c’è qualcosa da salvare è che l’arbitro donna non è mai cornuto.

domenica 27 agosto 2023

A fine mercato


L’appello parigino di oggi è che non vi basterà guardare i Mondiali di Atletica per dimagrire. Figuriamoci la Fiorentina. E se non ci stupiremo più per le bischerate di Mandragora sarà quella la vera sconfitta. Mentre in un altro viaggio cercherò i piaceri della carne salada, intanto rimando tutti i forza Viola a data da destinarsi; sono fuorvianti. Respirando la grandeur mi è balenata in testa l’idea di compiere un’impresa leggendaria, a dire il vero un po’ sono stato influenzato anche dalla prova della Fiorentina a Vienna, e adesso sono indeciso se attraversare a piedi il deserto della tartare (Limousine) o cercare parcheggio al Viola Park. Qui la temperatura è calata molto, mi dicono che invece a Firenze no e che il fresco ha scelto di andare in treno (con partenza dalla Gare de Lyon). Mi dice il Bambi che l’attesa del fresco non è essa stessa per nulla fresca. Oggi dobbiamo vincere e non si discute, mentre per giovedì vediamo se cancelliamo la macchia dello sgombro che ci era caduto sulle scarpe scamosciate a Vienna. Chiudo qui perché non penso ci sia niente di interessante nei titoli di coda. 



sabato 26 agosto 2023

La civiltà


Da Parigi (21 gradi) dico che i 4 elementi sono l’aria, l’acqua, il fuoco e la vinaigrette per condire l’insalata. Sabrina nel film diretto da Billy Wilder diceva ad Humphrey in procinto di andare a Parigi per affari, che se uno va a Parigi deve fare in modo di procurarsi un po’ di pioggia perché così la città diventa ancora più suggestiva. Ieri però ha fatto solo due gocce, che quindi non hanno aggiunto niente, un po’ come Brekalo a Vienna. Parola del giorno: Rive Gauche. Perché l’amore è un concetto astratto, la Tart Tropézienne un fatto reale. Giardini ovunque (belli e tenuti benissimo), mille possibilità di sedersi per riposare, acqua (buona e free) sempre a disposizione, bagni in quantità (free), pulitissima, devo dire che il Narda o chi per lui dovrebbe fare un salto da queste parti. Poi dentro “La Grand Epicerie", il Louvre del gusto, sono stato colto da una sindrome di Stendhal nella versione più gourmet, e poi ancora mercati coperti, e poi boulangerie, e Sacré-Coeur, quindi alla fine; pace e bere.

venerdì 25 agosto 2023

Più surrealista del Re


Sconfitta immeritata ma con la quale ci sarà da fare i conti al ritorno. E non merita un commento di più se non che questa volta si potrà dare la colpa alla preparazione in fornace. Stamani al  Sacre Coeur dirò una preghierina per liberare la Fiorentina da Mandragora. Per fortuna ho finalmente ritrovato gli aceti della Maille, quello di lamponi, all’arancia, speziato con la mela, e le vinagrette di tutti i tipi, con le quali ci ho subito condito la sconfitta. E se “i poveri mangiano meglio dei ricchi”, i vecchi sono più giovani dei bambini, la Smart è più lunga della Metro 5 per Boulevard Lenoir, il caldo è più freddo del gelo, allora ieri abbiamo vinto. Oppure prendiamo atto della sconfitta, prendiamo i cocci rotti e li riattacchiamo seguendo la filosofia giapponese di evidenziarne le cicatrici impreziosendole. Così anche lavorare sarebbero esse stesse le ferie. Ma in questo mondo duro, feroce e spietato, dove c’è chi è pure più avanti atleticamente, mi voglio ancora concedere il lusso di bere il caffè con il mignolo all’insù. Fermarmi a una bancarella di libri lungo la Senna e sfogliare avidamente un rara copia del Manuale del diligente surrealista, leggere le sue pagine sbalorditive che centrifugano un turbinio di idee tipo trattenere lungamente per la maglia l’avversario in area proprio davanti all’arbitro, saltando però la nona appendice dell’ultimo capitolo dove si esorta a diffidare dei manuali per surrealisti. Ve lo buco quel Mandragora!

giovedì 24 agosto 2023

La Grandeur dell'Antico Vinaio


Dal secondo caffè riconosco anche le più piccole pennellate di Monet. Grande calca invece davanti alla Gioconda come solo dall’Antico Vinaio. Certo così il capolavoro di Leonardo è fruibile quanto i bagni della Fiesole. Una “Tartine Savoyarde da Dame Tartine e Mont-Blanc da Angelina. Oggi invece vado per mercati coperti al Marais, dove pranzeremo, dovrebbe piovere, poi forse nel pomeriggio al Centro Pompidou. Se ce la facciamo andiamo anche a Le Grand Epicerie così compro una bella bottiglia di vino e del gran formaggio e me li gusto stasera guardando la Viola. Insomma, da Boboli ai Jardins de Tuileries il passo è breve. Mentre il Bambi ha uno spiccato gusto anestetico. Questa immersione nell’arte e nel cibo accresce lo spirito, ed è da ciò che si alimentano i miei pensieri parigini, forse il vino influisce percentualmente in maniera preponderante se dico che quelli della Corrida di Corrado oggi si autoproducono. Non andrò per cimiteri, anche se in quello di Père-Lachaise potrei visitare la tomba di Modigliani e dirgli che a Livorno sono tutti delle fave. Anche se è Jim Morrison ad andare per la maggiore da queste parti. E alla fine, tombe o Tamberi?

mercoledì 23 agosto 2023

Oggi le ninfee di Monet


Da Parigi ho un po’ variato la visuale su un’epoca che da noi è tutta mozzarella e pomodoro.  Ci voleva. Mentre trovo che in un mondo senza cartelloni pubblicitari ci sarebbe da perdersi anche qui. Non solo vino perché qui è buona anche l’acqua che trovi pure gassata nei "fontanelli". E poi ci sono i nebulizzatori dell’acqua che puoi usare per rinfrescarti e che Nardella dovrebbe copiare. Mentre Tommaso a Firenze mi dice che fuori si fa cottura a bassa temperatura. Per farmi perdonare un’editoriale stringato per mancanza di tempo metto un bel paio di poppe così vi concentrate su quello, e chiudo con un saluto a Toto Cotugno perché era l’italiano più conosciuto all’estero senza essere un mafioso. Vi saluto la Gioconda.

martedì 22 agosto 2023

Parigi o Parisi?


Sistemata la macchina in garage è tempo di musei (non troppi per la verità), mercati, boulangerie, patisserie, gran cru, anche se non rinnego il lampredotto in un filo conduttore che mi porta a cercare frattaglie locali. A Lione giorni fa ho cenato con salsicce di fegato di maiale. Naturalmente per provare i vini bevo bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti. E giustappunto ieri  mentre raccoglievo le idee per questo editoriale mi sono messo a mangiare un pezzo di baguette con formaggio (Cantal AOP) e Luberon AOC bello fresco. Ci siamo sistemati in un appartamentino a Le Marais. A Parigi fa caldo, ma da quello che mi dice Tommaso siamo 10 gradi meno che al Viola Park (che sarà considerato utile quando vinciamo e colpevole delle sconfitte). Abbiamo organizzato una visita alla città non troppo turistica, e certe buone guide aiutano. Pazzesco l’uso indiscriminato dei monopattini che ti sfrecciano da tutte le parti e ti costringono a una concentrazione massima. Mentre avevo già dato tutto quello che avevo per leggere i numeri di Snappo e adesso rischio di essere travolto ad ogni piè sospinto. Da amante della simmetria, poi, un disordine così nelle traiettorie me li fa credere almeno destronzi. E comunque a Parigi le accise ci sono pure sulla frutta e sulla verdura, anche se adesso andremo alla scoperta dei veri mercati dei francesi. Non ho controllato quest’anno ma penso che il mare esista ancora. Oh, comunque anche da qui dove le rotonde non hanno attecchito, e dove invece imperversano i semafori, posso dire che il granchio blu è l’Arabia Saudita per il calcio. Per giovedì, forse spinto dal paradosso francese, e come da foto, vedo una caduta Rapid degli austriaci.

lunedì 21 agosto 2023

Kayode ovunque


Ho molti chilometri fatti alle spalle e altri da fare, poco tempo. Oggi pomeriggio arrivo a Parigi e magari farò mente locale sulla prima dei Viola. Carletto lo voglio ricordare quando disse “Vabbè che a Livorno siete tutti di sinistra, però potete pure giocà a destra eh!” L’ho sempre considerato la Sora Lella del calcio. Mentre giovedì per il Rapid Vienna dovrebbe essere già pronta una levata di sputi. Non so se la vedrò. Ma intanto parlo un francese che non è maccheronico, à pasta con le sardonico. Dopo il valore dei dati di Snappo, per mantenere tale livello posso solo farvi riflettere sulla depinolizzazione delle pigne per mettere i pinoli a 100 e al chilo. Sono quasi a Parigi ma ho ancora tanta di quella realtà di Genova negli occhi che vedo Kayode ovunque. A Lione ne ho visti tre. E spero solo che la partita di Marassi non sia un falso d’autore.

domenica 20 agosto 2023

A tratti anche spettacolari


Prima di un editoriale post-partita un bicchiere di Chablis giusto per domare la mia estrosità. Anche se questa volta non serviva. Le mille e una morte per il Genoa e il suo ritorno in A. Il calcio reinventato nel quale avevo fatto sgambetto alle aspettative e sono caduto io. Il primo tempo è stato quell’arcobaleno che nasce all’improvviso mentre piove sulla passione. Primo tempo in cui Biraghi smentisce ancora i suoi detrattori, Kayode sorprende per personalità, giocate e grande presenza fisica non sbagliando neanche un pallone nei suoi primi 45 minuti di Serie A. Nico conferma le sue qualità aeree, Bonaventura deluxe, Arthur amministra palloni su palloni giganteggiando. Sono proprio un ingenuo, la partita non ha confermato il mio scetticismo sulla reputazione della realtà. Almeno mi sono svuotato dai condizionali. E sia messo agli atti che oggi non scrivo di Fiorentina contro la mia volontà. Quel destino che pensavo essere un appassionato di scherzi casuali e di cattivo gusto. Ogni giorno a cercare nuove metafore per distrarmi da storie di calcio Viola tristi, ma non è oggi il caso. Gliel'avevo detto alla Rita che non era la Barbie-Bardot ma una bambolina voodoo che avevo dipinto di rossoblu. Avevo in programma di utilizzare la partita stimata orizzontalmente noiosa per mettere a punto un meccanismo che monitora i movimenti delle palpebre e da una grattatina ogni volta che ci si sta addormentando; così è possibile rimanere con un visionario dormiveglia per ore, con effetti stralunati e allucinatori simili a quelli dell’Lsd. Garantisce il Bambi. Ero sicuro che Dio non fosse morto, ma solo che reputasse un po’ noioso il nostro gioco. E invece mi sono innamorato dei falli laterali di Kayode. Annotiamo gol e assist per Biraghi e per Bonaventura, l'esordio di Beltran e Infantino. Fiorentina chapeau, oggi non potrò affermare che sull’ecosistema Viola il problema è il granchio blu.

sabato 19 agosto 2023

Non c'è altro da dire


Rimane il retrogusto amaro dei numeri di Snappo malgrado oggi si giochi, ma niente, certi pensieri mi spingono alla retorica della domanda senza risposta: dove vanno in vacanza gli scontrini? Diciamo, visto l’avvicinarsi della prima di campionato, che in Italia i bilanci si marcano a uomo, ma sui calci d’angolo Oltreoceano si marca a zona. Maglie larghe, terzi tempi, indebitamento d’ossigeno, uomo sul palo a fare proprio il palo mentre gli altri svuotano l’area di rigore. Ma oggi è più tempo di quell’havaianas che si stacca e quei momenti di vita sospesi fino al fischio d’inizio. Sto addirittura pensando di scriverci un romanzo, per ora ho solo finale (lui si butta sotto il treno per Nasdaq) e titolo (Last azione). Il Bambi mi chiede una metafora il più chiara possibile, che meglio potesse spiegare il mio distacco da questo calcio, perché lui non se ne capacita alla vigilia della nuova stagione, semplice, hanno ucciso il contatto con la passione, con i sensori di parcheggio, ma sono rincuorato che il Bambi invece usa ancora i paraurti. Lui del resto se n’è sempre fottuto delle regole e dei sensori. Per quanto riguarda il mercato adesso c’è rimasto da cedere, anzi da cedola. Visto quanti amanti del fai da te, delle riparazioni, del rifugio per l’amata quattroruote, del proprio spazio inviolabile, insomma, dell’uomo e il suo garage, hanno fatto sfacciatamente uscire allo scoperto i numeri di Snappo? Adesso però, proprio dopo quei numeri non c’è altro da dire, vi guarderò da Montmartre per capire che aria tira. O meglio, se avete acceso il deumidificatore in garage.

venerdì 18 agosto 2023

di minoranza ma con garage (storia di Mediacom scritta da un posto auto coperto)


Potrebbe essere la trama di un film di Frank Capra: l'emigrante, l'infanzia povera, l'eccellenza negli studi, la carriera in banca, un ruolo di vice presidente in un'industria del settore delle tv via cavo, la voglia di mettersi in proprio, partendo da zero nell'autorimessa di casa in una calda estate del 1995, fino all'ingresso, in meno di cinque anni, al Nasdaq, tempio della tecnologia, per spiccare da lì un volo inarrestabile: al contrario, molto più prosaicamente, è una storia come tante di capitalismo americano.

La strategia di Mediacom è esplicita sin dagli albori: acquisire aziende proprietarie di sistemi di tv via cavo, che siano in non eccellenti condizioni economico-finanziarie e che si trovino nelle aree meno popolate degli Usa, ma con alta probabilità di sviluppo demografico,. Alla fine del 1998, dopo tre anni e mezzo di attività e 9 piccole società già acquisite, Mediacom ha accumulato perdite per un totale di 46,34 milioni; e nel 1998 ha fatturato 129,297 milioni, ha un patrimonio netto di 78,65 milioni e debiti, già cospicui, pari a 337,9 milioni.

Nel 1999, anno che Commisso, con il suo proverbiale equilibrio nei giudizi, definisce “fenomenale per la compagnia”, Mediacom ingloba Triax e Zylstra, pagandole in tutto 759,6 milioni, 740 la prima e 19,6 la seconda, e i clienti raddoppiano a poco più di 700mila. Come faccia una società, con una tale struttura economico-finanziaria, a potersi sobbarcare un investimento così pesante sfugge alla logica economica. Eppure, Mediacom riesce a ottenere un finanziamento bancario a 9 anni di 1,1 miliardi e chiude con successo l'emissione di un prestito obbligazionario cosiddetto senior, cioè un credito privilegiato per i sottoscrittori, per 125 milioni con scadenza 2011 al tasso del 7,875%.

La Mediacom che sbarca al Nasdaq nel febbraio 2000 è un'azienda che fattura poco più di 176 milioni di dollari, ha chiuso l'esercizio 1999, quello “fenomenale”, con un rosso di 81,32 milioni, portando dunque le perdite totali dal 1995 a 127,66 milioni, e ha un debito salito a 1,139 miliardi.

In Italia non sarebbe ipotizzabile nemmeno sognare la quotazione, figurarsi ottenerla, ma negli Usa le cose vanno in altro modo; così, l'azienda viene scortata al listino tecnologico dai nomi importanti della finanza: Goldman Sachs, Merrill Lynch, Salomon Smith Barney, Credit Suisse e altri meno noti garantiscono il successo del collocamento di 20 milioni di azioni al prezzo di 19 dollari: l'incasso netto per Mediacom è pari a 354,4 milioni, i restanti 25,6 sono le commissioni pagate al consorzio delle banche.

Nel frattempo, prosegue la campagna di acquisizioni: sono altre 9 nel 2000. Il fatturato sfiora il raddoppio, salendo da 176,05 a 332,05 milioni, ma salgono di molto anche le perdite: 149,85 milioni. Il debito scende, attestandosi di poco sotto il miliardo.
Gli anni dal 2001 al 2005 sono una replica: cresce il fatturato, crescono le perdite e di conseguenza diminuisce il patrimonio netto, crescono i debiti netti e Commisso conferma uno stile misurato: “we made tremendous progress”, “this was a milestone year”, “free cash flow grew dramatically”. Sarà pure come dice lui, ma di tremendo e di drammatico ci sono solo le perdite e l'indebitamento: beninteso, il fatturato è cresciuto di record in record fino a 1,099 miliardi, ma altrettanto hanno fatto le perdite, salite nel 2005 a 222,228 milioni, mentre il debito netto ha sfondato di poco i 3 miliardi.

Il 2005 è finito: da poco più di cinque mesi, Mediacom ha spento 10 candeline. Potrebbe allora essere utile riavvolgere velocemente il nastro, per avere un quadro più nitido: il fatturato è cresciuto costantemente e in maniera considerevole, passando dai 5,411 milioni del 1996, primo anno di operatività del gruppo, a 1,099 miliardi del 2005: non c'è stato un solo trimestre di calo rispetto al precedente. Tutto bene, dunque? Assolutamente no. L'incremento dei ricavi non è stato sufficiente a produrre utili, perché i costi hanno seguito un analogo percorso: così, anno dopo anno, la società ha accumulato perdite complessive pari a 901,191 milioni, con il fresco record di 222,228 milioni; perciò, i versamenti di capitale e i proventi della quotazione in Borsa sono stati sostanzialmente prosciugati: il patrimonio netto è sceso a 59,107 milioni, a fronte di un debito netto di 3,042 miliardi. 

In ogni manuale di economia aziendale si leggerebbe lo stesso, inappellabile giudizio: fortissimo squilibrio patrimoniale e finanziario. Senza farla troppo lunga, un rapporto equilibrato tra patrimonio netto e attivo patrimoniale è considerato dalla dottrina pari al 50%; livello molto flessibile, peraltro, perché si scontra con la realtà di aziende strutturalmente sottocapitalizzate nell'età del capitalismo finanziario, tanto che, nel tempo, la dottrina ha considerato accettabile anche un valore del 25%: ebbene, nel caso di Mediacom il livello è 59,107/3.649,498= 1,62%... e qui Lando Buzzanca di “Signore e signora” avrebbe esclamato un bel: “Mi vien che ridere!”.

Facciamo adesso un salto in avanti di tre anni: il copione è simile, perché il fatturato ha continuato a inanellare record, attestandosi a 1,401 miliardi nel 2008, ma le perdite annuali, sebbene in diminuzione rispetto al massimo del 2005, sono cresciute complessivamente di altri 297,545 milioni. Per il loro effetto, il patrimonio netto è diventato negativo già nel 2006 e peggiora fino al 2008: -346,644 milioni! Inutile calcolare gli indici di bilancio: secondo la legge italiana, un'azienda, il cui patrimonio netto diventi negativo, o ricapitalizza o porta i libri in tribunale. Negli Usa, le regole sono molto lasche e non pongono tale alternativa, ma dal punto di vista economico la situazione è chiara: Mediacom sopravvive solo perché la finanza la tiene in vita da anni. I numeri sono esplicativi: debito netto di 3,248 miliardi, patrimonio netto negativo e perdite in 13 anni di attività pari a 1,199 miliardi.

E guardiamolo più da vicino, l'aiuto decisivo della finanza: un prestito di 335 milioni a due anni dall'avvio, il collocamento di un'obbligazione da 200 milioni, e poi nel 1999, chiuso il prestito iniziale, una linea di credito di 1,1 miliardi con scadenza nel 2008, rinegoziata nel 2004 a 1,15 miliardi con scadenza posticipata al 2013; e, sempre nel 1999, il collocamento di un'altra obbligazione da 125 milioni con scadenza 2011; nel 2000 lo sbarco al Nasdaq con un beneficio di 354,4 milioni; nel 2001, anno d'oro, una linea di credito aggiuntiva da 1,4 miliardi con scadenza 2010, l'emissione di un'obbligazione convertibile di 172,5 milioni con scadenza 2006 e di due obbligazioni, una da 500 e l'altra da 400 milioni con scadenza nel 2013, nonché il collocamento di una nuova quota di azioni in Borsa per un incasso di circa 433 milioni. E la linea di credito di 1,15 miliardi del 2004? Rinegoziata nel 2006 e portata a 1,25 miliardi e poi ancora nel 2009 e portata a 1,55 miliardi. Così come la linea di credito da 1,4 miliardi rinegoziata nel 2006 e portata a 1,6 miliardi. Sempre con tassi di interesse più favorevoli.

Quale insegnamento si può trarre da una vicenda che è più comune di quanto appaia a uno sguardo superficiale? Che è come giocare sempre sul nero alla roulette, avendo a disposizione un capitale infinito e nessun limite alla puntata; per quante volte consecutive esca il rosso, basta la prima volta del nero per vincere.

E il nero, cioè in questo caso l'utile di bilancio, esce nel 2009: miracoli della legislazione fiscale americana, che ha consentito di ottenere un beneficio non monetario: in sostanza, si tratta di attività fiscali differite, legate in gran parte ai 2,4 miliardi di dollari di perdite operative nette accumulate, che, se non utilizzate, sarebbero scadute tra il 2020 e il 2029. L'operazione è provvidenziale per i conti: il beneficio fiscale, pari a ben 662,4 milioni, fa risultare un utile netto ipertrofico di 744,067 milioni, riportando in positivo il patrimonio netto, a 265,028 milioni. Non essendo un'operazione di carattere monetario, essa non ha influito sul debito netto, salito a 3,284 miliardi.

Entrare al Nasdaq è il sogno di qualunque azienda tecnologica: Mediacom lo realizza il 4 febbraio 2000; è un periodo di grande euforia, che ha contagiato miriadi di persone sia al di là che al di qua dell'Atlantico, dove anche il barista e il fruttivendolo si scoprono guru della finanza, raccontando dei loro clamorosi guadagni in pochi giorni. Certo, Mediacom è un po' un'imbucata alla festa: fondata quattro anni e mezzo prima, è la nona tv via cavo americana, ha sempre chiuso il bilancio in perdita, e al 31 dicembre 1999 si ritrovava con un fatturato annuo di 176,052 milioni di dollari, grazie a 744mila abbonati in un Paese di 282 milioni di abitanti, un patrimonio netto di 54,615 milioni, un rosso annuo di 81,32 milioni, debiti per 1,139 miliardi e appena 4,473 milioni di liquidità. Però, dispone di uno stuolo di famosissimi accompagnatori: Credit Suisse First Boston e Salomon Smith Barney sono alla guida del consorzio, che ha garantito il buon esito del collocamento di 20 milioni di azioni, di cui fanno parte anche Goldman Sachs, Merrill Lynch, Chase Securities più altri nomi meno noti al grande pubblico.

Prima della quotazione al Nasdaq, il patrimonio netto di Mediacom era suddiviso in 70 milioni di azioni del valore nominale di un centesimo, forse per inneggiare a zio Paperone; essendo esso pari a 54,615 milioni, il valore contabile di un'azione era perciò di 78 centesimi: ebbene, il prezzo di collocamento è stato di 19 dollari! Bingoooooo! Sia chiaro, non la prima né l'ultima magìa della finanza. Brinda il cassiere di Mediacom per l'incasso lordo di 380 milioni, da cui detrarre un obolo di 25,6 milioni per le banche collocatrici.

E i nuovi azionisti? Loro brindano poco: il massimo a cui arrivano le azioni immediatamente dopo il collocamento è 19,75 dollari e verso la fine dell'anno il titolo ondeggia sui 15 dollari. Ma il 2001 parte alla grande: nel primo trimestre, il titolo raggiunge i 22,06 e, in quello seguente, i 21,99 dollari; segno della fiducia crescente del mercato, dicono gli apologeti. Macché: la realtà è che il prezzo è tenuto su, in vista di una nuova infornata; anche in questo caso, niente di nuovo sotto il sole. Il 27 giugno termina il secondo aumento di capitale destinato al mercato: 29 milioni e 900 mila azioni al prezzo di 15,22 dollari per un incasso lordo di 455,078 milioni e netto di 432,878. Se prima brindavano poco, da oggi i piccoli azionisti diventano astemi: nel 2002, il titolo scende fino a un minimo di 3,63 dollari, e negli anni successivi arriverà al massimo poco sopra i 10 dollari e al minimo a 2 dollari dopo il crac di Lehman del settembre 2008, ma stazionerà perlopiù intorno ai 5 dollari. E di dividendi neanche a parlarne, anche perché gli utili non ci sono: peraltro, Mediacom è stata esplicita nei prospetti informativi: “Non abbiamo mai dichiarato o pagato alcun dividendo sulle nostre azioni. Al momento prevediamo che tutti i nostri utili futuri saranno usati nello sviluppo della nostra attività”. 

Futuri, appunto. Nel frattempo, il consiglio di amministrazione di Mediacom aveva deliberato un piano di riacquisto di azioni proprie, andato avanti dal 2002 al 2008, per un totale massimo di 200 milioni: in tutto, saranno acquistate azioni per un controvalore di 153 milioni. E si arriva al 2010: la storia di Mediacom al Nasdaq volge al termine. Lunedì 31 maggio il consiglio di amministrazione riceve da Commisso una proposta di acquisto di tutte le azioni: il prezzo offerto è di 6 dollari, con un premio del 13% sulla chiusura del venerdì precedente e del 16% sulla chiusura media degli ultimi sei mesi. Il cda nomina una cosiddetta Commissione Speciale per valutare la proposta: Commisso è forte dell'appoggio di Jp Morgan e Bank of America-Merrill Lynch, che hanno presentato diversi metodi di valutazione per dichiarare la congruità del prezzo offerto. Tuttavia, la commissione boccia la proposta e il 31 agosto Commisso ritira l'offerta dichiarandosi “molto contrariato per la procedura altamente inconsueta e per le regole di base stabilite dalla Commissione e dai suoi consulenti finanziari e legali” e aggiungendo che tale decisione non sia nell'interesse degli azionisti. Normali tiremmolla fra acquirente e venditore; il 15 novembre è scritta la parola fine: Commisso alza l'offerta a 8,75 dollari, la proposta è accettata, così egli ne diventa il solo azionista e Mediacom dà l'addio al Nasdaq.

Il 4 marzo 2011 giunge a conclusione la non lunga apparizione di Mediacom al Nasdaq: è il giorno in cui si completa la procedura di acquisto del 100% delle azioni, partita il 31 maggio dell'anno precedente con la proposta di Commisso, prima rifiutata, poi aumentata e infine accettata il 15 novembre. Apparizione molto soddisfacente per il gruppo, che ha potuto incassare 835,078 milioni netti, quasi il triplo del fatturato del 2000, e del tutto negativa per i piccoli azionisti, a digiuno di dividendi e con un prezzo finale di 8,75 dollari più che dimezzato rispetto a quello iniziale di 19: non a caso lo chiamano parco buoi.

L'addio al Nasdaq libera Mediacom dall'obbligo di certificazione dei bilanci e di informative dettagliate: Commisso ne approfitta subito; beninteso, tutto lecito, ma certo non il miglior biglietto da visita per chi sbandieri la trasparenza. Così, già nel bilancio 2010, approvato dopo l'addio al Nasdaq, manca il dato chiave: utile o perdita?

Senza più obblighi, anno dopo anno, si assiste a un decrescendo di informazioni; fino al 2015 sono a disposizione i bilanci di Mediacom Broadband LLC e di Mediacom Capital LLC, due consociate della capogruppo Mediacom Communications Corporation, ma non quello fondamentale, cioè il bilancio consolidato; dal 2016, la capogruppo rende disponibili, attraverso comunicati trimestrali, solo alcuni dati: niente che serva a un'analisi esauriente, perché continua a non esserci traccia del risultato dell'esercizio, mentre sono annotati l'OIBDA (reddito operativo al lordo di svalutazioni e ammortamenti) e il flusso di cassa libero, che, come Mediacom rileva, sono NON GAAP, cioè non aderenti ai principi contabili generalmente accettati: un po' come giudicare la bontà di una pizza dal panetto. E, per dire che nel 2021 è stato sfondato di poco il miliardo di OIBDA, Mediacom ricorre all'OIBDA cosiddetto adjusted, altrimenti il valore sarebbe stato pari a 997,328 milioni: insomma, pura scenografia. Non è tutto: i dati si interrompono il 23 febbraio 2022, e si riferiscono al 2021. Certo, l'andamento crescente dei ricavi – 100 trimestri consecutivi in aumento - e decrescente dei debiti netti, scesi a 1,232 miliardi, fa considerare come sicuro il raggiungimento dell'utile, ma non l'anno in cui ciò è accaduto, né la sua entità complessiva: il dato certificato è che, fino alla fine del 2009, le perdite accumulate erano pari a 454,669 milioni.

Nonostante un'informazione frammentaria, i ricavi sono ben descritti: c'è il record di 100 trimestri consecutivi con il segno più da mettere in vetrina. La propaganda costruita da Mediacom narra di un'idea, quella della tv via cavo, da portare nelle zone rurali e periferiche degli Stati Uniti: proprio quell'idea vincente ha convinto le banche. Indubbiamente, una propaganda ben costruita e financo affascinante, che tuttavia ha il non trascurabile difetto di sbriciolarsi contro la realtà. Anzitutto, la tv via cavo è stata introdotta negli Usa alla fine degli Anni Quaranta del secolo scorso, perciò non siamo al cospetto di un'idea nuova di zecca: ma il punto non è questo.

C'è un lungo elenco di compagnie che avevano avuto la stessa idea, ma non gli stessi finanziamenti, e che erano già attive: Benchmark Communciations, acquisita da Mediacom nel marzo 1996 per 18,8 milioni, e, sempre nel 1996, Booth American Company, Saguaro Cable TV Investors e Valley Center Cable System rispettivamente per 11, 11,4 e 2,5 milioni, e poi, nel 1997, American Cable TV Investors per 42,6 e Cox Communication per 11,5 milioni, e ancora, nel 1998, Jones Intercable e Cablevision Systems Corporation per 21,4 e 313,4 milioni, e infine, nel 1999, Zylstra Communications e Triax Midwest Associates per 19,5 e 740,10 milioni.

Per portare a termine questa girandola di acquisizioni, Mediacom ha messo sul piatto 1,192 miliardi, avendo a disposizione un capitale iniziale di soli 4,537 milioni. Ma è la bontà dell'idea, ripete ossessivamente negli anni la propaganda aziendale; le compagnie comprate dal 1996 al 1999 avevano in tutto 716mila abbonati: ebbene, come si legge nel bilancio, alla fine del 1999 gli abbonati Mediacom erano 719mila! Appena tremila in più rispetto a quelli ereditati dalle compagnie fagocitate.

E la propaganda ribatte: gli inizi sono sempre difficili, i risultati si vedranno più in là. E vediamoli allora, questi risultati; sì, gli abbonati crescono rapidamente fino a 1,595 milioni: è il 2001 che Mediacom chiude in rosso di 190,876 milioni, in quel momento il peggior risultato della sua breve storia. Da allora in poi, però, è un'emorragia continua: 1,324 milioni nel 2007, 1,069 milioni nel 2011, 855mila nel 2015, 710mila nel 2019 e 572mila nel 2021. Davvero un'idea da finanziare quella della tv via cavo! Se Mediacom ha accresciuto il fatturato è per essersi gettata in altri settori, che nel suo piano industriale iniziale – quello in base al quale la propaganda sostiene di aver avuto i finanziamenti - non aveva considerato: trasmissione dati, digitalizzazione e telefonia.

Questo viaggio nella storia di Mediacom si conclude ripartendo dall'inizio: ossia, da quell'autorimessa di casa che un racconto mitologico descrive come il luogo in cui Rocco Commisso partorisce l'idea di mettersi in proprio. Dall'agosto 1986 egli era stato vice presidente operativo di Cablevision Industries Corporation, una tv via cavo; l'8 febbraio 1995, la società, che vantava 1,3 milioni di abbonati, fu acquisita da Time Warner, gigante delle telecomunicazioni. E Commisso? Decide il gran salto.

A luglio fonda Mediacom, con sede a New York, a cui dà la veste giuridica della LLC, limited liability company: pochissimi adempimenti e separazione del patrimonio dei soci dagli obblighi da essa assunti. Come in ogni storia che si rispetti, le cose si complicano immediatamente; nasce una piramide, di cui Mediacom LLC è il vertice: alla base stanno quattro società operative, con sede nel Delaware: Mediacom Delaware LLC, Mediacom South-East LLC, Mediacom California LLC e Mediacom Arizona LLC. Nel marzo 1998 se ne aggiunge una quinta: Mediacom Capital Corporation, con sede a New York, il cui unico scopo è quello di emettere titoli di debito e di collocarli sul mercato per finanziare l'operatività: capitale iniziale 100 dollari! Roba da ricchi, insomma. La capogruppo controlla interamente 4 società e il 99% di Mediacom California LLC, mentre l'1% è in mano a Mediacom Management Corporation con sede in Delaware: società del tutto particolare, la cui attività si limita a ricevere dalla capogruppo gli emolumenti destinati a tutti i dirigenti e a distribuirli. Sappiamo che il capitale netto di partenza di Mediacom LLC è pari a 5,490 milioni di dollari, 5,445 forniti dai soci e 45mila da Mediacom Management Corporation. Come sia suddivisa la capitalizzazione iniziale non è dato sapere; né si conosce il socio che nel 1996 ricapitalizza per un milione. Si sa però chi firma l'assegno di 45mila dollari: è Rocco Commisso, proprietario unico di Mediacom Management Corporation.

Qualche dettaglio in più emerge dai documenti delle due ricapitalizzazioni di 24,5 milioni del 1997: la metà esatta proviene da Morris Communications Corporation, una società del settore media, che ha sede ad Augusta, in Georgia, 4,9 milioni da CB Capital Investors L.P., società del gruppo Chase Manhattan Bank, e 2,45 milioni da U.S. Investor Inc, società finanziaria del gruppo Booth American Company, operante nel settore delle tv via cavo. E Commisso? Non appare. Copione simile per la ricapitalizzazione di 94 milioni del 1998: 79,832 milioni in capo a Morris Communication, 4,587 a CB Capital Investors e 2,294 a U.S. Investor.

Da dove sbucano questi soggetti? Risposta semplice semplice: sono soci di Mediacom!

La conferma è in un voluminoso documento di 1.128 pagine dell'agosto 1998, registrato alla Sec, la Consob americana, con il numero 333-57285: Morris Communications detiene il 64,52%, CB Capital il 9,54%, US Investor il 6,92%, Private Market Fund il 5,29%, BMO Financial, società del gruppo Bank of Montreal, il 3,79%, e altri piccoli azionisti lo 0,30%. E il presidente e amministratore delegato Rocco Commisso? Ha solo il 9,65%. Inevitabile saccheggiare il repertorio di Totò: alla faccia del bicarbonato di sodio! Chi ricorda il mega-finanziamento bancario da 1,1 miliardi concesso nel 1999, quello di cui era imperscrutabile la logica economica? Ebbene, l'agente amministrativo di tale finanziamento è proprio Chase Manhattan Bank.

Nella prospettiva dello sbarco al Nasdaq, Mediacom deve cambiare forma societaria, da LLC in corporation; sta ai soci decidere la nuova distribuzione. Sì, perché una delle caratteristiche della LLC è che i soci concordano tra loro come ripartire le quote senza che ci sia necessariamente una corrispondenza diretta con quanto ciascuno di essi ha versato. E qui avviene un fatto interessante: le nuove azioni Mediacom Communications Corporation, società del Delaware, sono suddivise in due classi, A e B, tutte del valore nominale di un centesimo. C'è una sola differenza: un'azione di classe A dà diritto a un voto, mentre una di classe B dà diritto a dieci voti. Quante azioni di classe A sono conferite a Commisso? Nessuna. Quante di classe B? 29.022.438. E quante sono in totale le azioni di classe B? 29.022.438.

In séguito alla nuova ripartizione, Commisso sale al 41,46% del capitale e all'87,63% dei voti, Morris Communications ha il 40,76% del capitale e l'8,62% dei voti, CB Capital Investors il 6,08% e l'1,29%, US Investors il 4,39% e lo 0,93%, Private Market Fund il 3,41% e lo 0,72%. Fra i soci minori, tutti a vario ruolo dirigenti della “nuova” Mediacom, c'è anche la sorella minore di Commisso, Italia, coniugata Weinand, che ha lo 0,37% del capitale e lo 0,79% dei voti.

Le due emissioni riservate al mercato, 20 milioni di azioni dello sbarco al Nasdaq del febbraio 2000, e 29,9 milioni di azioni del giugno 2001, diluiscono le partecipazioni di tutti, ma la maggioranza dei voti resta saldamente in mano a Commisso.

Si giunge infine al 2010, quando la Commissione speciale di Mediacom accetta la proposta di Commisso di acquistare le azioni al prezzo unitario di 8,75 dollari, diventandone l'unico socio: ne sono rimaste in circolazione 41,26 milioni, il 33,39% del capitale, perché negli anni Mediacom ha avviato un piano di riacquisto delle proprie azioni e nel 2009 ha rilevato l'intera quota in mano a Morris Communications per 110 milioni e un prezzo per azione di circa 3,90 dollari. Commisso deve provvedere anche al rimborso per la cancellazione delle opzioni riservate a dirigenti e dipendenti: il costo di tutta l'operazione è di 394,8 milioni. Pagata con soldi propri? No, caricata sul debito di Mediacom. Impossibile non ricordare una nota pubblicità del Gratta e Vinci: ti piace vincere facile?

Snappo


giovedì 17 agosto 2023

Mentadent Snappo


Come se non bastassero i bilanci a testimoniare un’imprudente opera di vassallaggio, come se non fosse bastato uno scudetto doloroso per alcuni come l’alluvione, riborda con Pioli. Tafazzi a confronto è un ragazzo, o forse è questo il terzo mistero di Fatima. O forse ancora quelli che vedo correre alle 7 di mattina, e non necessariamente sulla spiaggia, scappano dai propri giudizi sbagliati. O inseguiti da angeli. Magari Pioli ha anche qualche evidente difetto, ma per alcuni è solo una macchia sullo schermo. Sarà che la volpe pubblica il commento su Pioli dell’uva. L’ombra lunga che diventa ossessione. E se a questi capita di litigare con se stessi che si metta almeno il vivavoce così si capisce chi ha ragione. Un’altra figuraccia così e cade il Sacro Romano Impero. Certe volte la salvezza arriva con l’aiuto di chi meno ti aspetti, è raro ma è pur sempre possibile che sempre taluni si siano persi il cursore sul monitor. Adesso però spazio a Snappo, e se alla fine ci fosse qualche numero poco “comprensibile”, non dovete preoccuparvi come per Pioli, è solo che Snappo li sta snocciolando mentre si lava i denti. Se invece si preferisce ascoltare altro, sta tornando, e sarà possibile farsi sussurrare all’orecchio qualcosa in calabrese.

mercoledì 16 agosto 2023

Elfi e Ghibellini


L’universo non è nato dal grande brodo primordiale ma dal panino con il lampredotto bagnato nel brodo, in cui nella salsa verde era scritto il destino dell’uomo. La fiorentinità è una religione seria, sale, pepe, e olio piccante. E sui miei carboni ardenti in attesa della quinta di Snappo c’è posto per tutti oggi. No alla grigliata. Poi tra le tante cose che potrei dire in questo giorno situato tra l’esordio in campionato e l’ultima della serie “bilanci e tormenti" dico con forza che la triglia non è un pesce, è un capolavoro. Mi dice il Bambi, un po’ sconsolato per la verità, che anche la festa dell’Assunzione è a tempo determinato. Purtroppo, l’ho scoperto dopo, è triste per la morte di Alberoni, il sociologo famoso per gli studi su innamoramenti e amore, perché adesso come punto di riferimento gli è rimasto solo Marco Ferradini. E per me domani dopo l'ultima di Snappo sarà come per i montanari quando dicono che dopo Ferragosto il tempo si “rompe”. Forse un suggerimento a Italiano o forse solo un ricordo, ma nella foto c’è quello che i romani chiamavano formazione a testuggine.

martedì 15 agosto 2023

Le perdite notturne


A quelli preoccupati dai numeri di Snappo dico che la notte non fa sconti di pena. Ieri i miei sonni tranquilli mi hanno portato a sognare il Conte Pontello all’Eurospin, mi sono intrattenuto con lui in un’amabile conversazione sul senso della vita, sul pranzo di Ferragosto, e senza nemmeno parlare di Baggio, ma soprattutto su come un tempo con 50 euro riempivi il carrello. Lui si è rammaricato piuttosto per il vaccino che a suo dire non è stato efficace nemmeno per la grandine, per non parlare delle multe. Ho anche sperimentato le perdite notturne quando mi addormento e poi non trovo più la cedola. La mattina non c’è solo da pubblicare l’editoriale, un giorno riuscirò a infilarmi i boxer senza incastrarci il piede e rischiare di cadere. Rimane il dato incontrovertibile, come certi bilanci, che sono così vecchio che ho visto giocare le squadre con il libero. Ora cancello tutto e ritorno vergine a prima di Snappo. Notizia di servizio, se imboccate l’autostrada la corsia di destra è stata finalmente sminata. Mentre per la quinta parte servirebbe un preludio di Chopin scritto per un finale.

lunedì 14 agosto 2023

Non necessariamente in questo ordine


E per la quinta di Snappo mi sto preparando al buio presto. Sarà che ho un raro tarlo nel cervello, mentre su certi bilanci ecco stelle carenti. Risposte sul perché di quel credito illimitato non ce ne possono essere, così come se chiedeste quali mele tra rosse, gialle o verdi a uno che tanto le sbuccia. Consoliamoci con questa che a Firenze è la settimana mondiale del parcheggio. O forse quello spacciatore di numeri mi ha rifilato una dose di realismo tagliata male. Scenografia o narcisismo contabile? Al Bambi un vecchio amico di famiglia a un certo punto disse che si comincia rubando una bici e si finisce facendo bancarotta Parmalat. Adesso ho paura che la sorpresina possa essere che anche oggi 20 milioni di italiani si metteranno in marcia. Purtroppo non ci sono giornalisti sportivi che approfondiscono, così come i giornalisti d’inchiesta sono stati sostituiti con quelli di intrattenimento. Così forse aprirò una Snapperia. Vi assicurò che rimarreste soddisfatti, come promo annuncerei la sorpresina, e cioè che alla fine della quinta parte avrete maturato due anni di contributi.

domenica 13 agosto 2023

Bollino nero


Se Snappo condisce il blog con i suoi preziosi ingredienti qualcosa vorrà dire, ma cosa? Forse che Dio ha scelto me. Ok, forse non ha proprio scelto me, ho comunque trovato una sua chiamata persa. La mancanza di entusiasmo malgrado i nuovi arrivi è dovuta alla proprietà e al mio sesto senso che è sempre il primo senso. E poi le boiate più esagerate tipo “i soldi non sono un problema” è sempre consigliabile dirle durante il tramonto. Tanto che mi chiedo cosa ci sia oltre il grottesco, tanto che se fossi geometra chiederei una planimetria delle plusvalenze. Ieri ho raccontato come Duncan con la 10 mi procurasse osteoporosi, oggi dico di essere andato dal dottore a raccontare di non riuscire a eliminare vecchi brani dalle mie playlist. Oggi che quando dondolo è al massimo per un'amaca, un tempo era per un lento. Oggi che pubblico foto per dissuadere le persone ad andare tutti in vacanza nello stesso posto. O almeno quelle che hanno l’ombrellone nella fila dove si vedono meglio le Dolomiti che il mare. Oggi che le voci di corridoio su Baldanzi escono tutte dal cesso. Il Bambi e la promessa di portarla in un ristorante stellato si è risolta con cielo nuvoloso e lei che ha riconosciuto il giardino del ristorante da Osvaldo. Per quanto riguarda la Segre e Seymandi, per le corna in piazza ho sempre pensato a quelle dei tori a Pamplona. Mentre Nico alle stelle potrebbe benissimo raccontare che lui cade continuamente. E quando voi vi stupirete per il risultato della prima a Genova, io tenterò di farlo se riuscirò mai a proferire parola nel viaggio di ritorno da Parigi. Intanto con la Creta è stata modellata la solita imbucata, che fa rima con qualcosa di più doloroso, e purtroppo per noi le ripartenze non sono mai intelligenti.

sabato 12 agosto 2023

Decadimento strutturale


Cosa è successo ad oggi dopo le tre uscite di Snappo, è successo che la verità si è rotta di stare in mezzo e si è posizionata qui. Mi verrebbe da chiedervi cosa fate per Ferragosto, ma ho paura che mi chiediate a che ora cadono le stelle. E se uno mi chiede cosa ne penso di questa campagna acquisti mi confesso un utilizzatore finale della vendemmia. La mia intelligenza del resto è regolata da un alcolritmo. Al travaso di bile di Joe per via della Roma preferisco quello di vino, se non altro provengo dall’antica stirpe dei Damigiani. Anche se sono consapevole che è un mondo difficile per il tifoso Viola che non ama le salse. Non me ne vogliate se al calciomercato preferisco i vecchi filmati della Sora Lella che parla del pollo coi peperoni. Al limite preferisco parlare dei ciclisti che non si fermano con il rosso. Se potessi esprimere un desiderio malgrado nessuna stella sia caduta, vi chiederei meno entusiasmo per il mercato, meno carri dei vincitori che poi arrivano con le ganasce, prima o poi tutto questo entusiasmo ci farà male, e alla fine mi toccherà dire che ai miei tempi avevamo un entusiasmo per Gola e Bertarelli che adesso potete solo sognarlo. Era tutto talmente perfetto prima di Mandragora che neanche ce l’avevi un desiderio vero per la notte di San Lorenzo. Perché dopo agosto ci vorrebbe subito il terzo scudetto. Il tris di primi volevo dire. Con la partita di ieri cresce forte in me la consapevolezza di essere invecchiato, i primi sintomi di una certo decadimento strutturale si sono manifestati quando mi è sembrato di vedere la maglia numero 10 indossata da Duncan.

venerdì 11 agosto 2023

100 sfumature di Beltran


Su Beltran leggo che è un po’ questo e un po’ quell’altro, ha l’alito di Palanca e l’allungo un po’ Varlungo un po’ Lungarno, ma un centravanti che sia soprattutto se stesso no? Qui ad andare bene si sarebbe scelto un bipolare, se non un trifase. Un po’ seconda punta, non molto alto, non ama stare nei sedici metri, insomma, un po’ Baiano un po’ mediano, un po’ democristiano. Ci sono però anche sentori di punta centrale, non proprio centrale come Santa Maria Novella, diciamo tracce di Firenze-Rifredi con retrogusto di binario morto. E’ un po’ prima punta, un po’ seconda, un po’ terzo tempo, difende come Quarta, ha fatto si e no la quinta, ha preso casa a Sesto, settimo non rubare col pressing alto la palla all’avversario. Vogliamo parlare della rapidità? Forse un eiaculatore precoce. Ricorda Lisandro Lopez, quel Lisandro Lopez che a tutt’oggi risulta sempre più giovane di Nzola. O magari è così sempre somigliante a qualcun’altro che indosserà la maglia di una squadra diversa, forse quella della Roma. Ci sarebbero anche gli inglesi, magari sono irlandesi o addirittura Frattesi. Tutto è precipitato quando si è cominciato a comprare giocatori che non si somigliavano per niente. Tipo Cozzamara. Arriveremo a un punto in cui avremo giocatori che somigliano a troppi altri e non riusciremo più a distinguere la loro vera natura, allora chiederemo a nostra moglie che riconoscerà subito i veri tratti e per essere ripagata ci manderà a comprare qualcosa. Somiglia a questo, somiglia a quello, alle fine Beltran ha rischiato di somigliare soprattutto a Milinkovic-Savic.

giovedì 10 agosto 2023

Cozze, lime e vermentino, tanto vermentino


Siamo arrivati al punto che tira più un pelo di feta che un carro dei vincitori con sequestro amministrativo. Non a caso ieri ho lasciato il 12% di mancia per un poke, al cambio l’equivalente del peso dell’anima. Piatto hawaiano, li mortacci vostra. Non bisogna meravigliarci se il mercato divide la tifoseria Viola, via anche Nico, meglio Berardi, si a Sutalo, no a Mina, Amrabat sucalo, Barak non pervenuto, Sottil solo Kraft. Ecco, ci sono anche due anziani del Galluzzo che non la pensano allo stesso modo sul credito illimitato, sono sposati da 50 anni, ma divisi come sono hanno fatto pure l’orto separato. Pensate che pure Alice, nel paese, ormai non si meraviglia più di niente dopo Cabral al Benfica per 20 + 5. Se qualcuno cercasse di capire a che pro scrivo ciò che scrivo, posso tranquillamente confessare che ieri la cosa più produttiva che ho fatto è stata immaginarmi nuda una ragazza che passava in Santo Spirito con un vestitino leggero e svolazzante. Insomma, l’idea originaria era quella di creare un blog in cui scrivere per non parlare da solo, poi però avete cominciato ad interagire. A chi non vede l’ora della prima a Genova rispondo con gli abbaini parigini. E per dirne una che di solito dico solo a me stesso, oggi è l’anniversario di quando ho capito che avevo la C aspirata. A Parigi andrò a vedere anche la street art, mi sono appassionato al genere seguendo la politica dopo che certi vandali hanno imbrattato il Parlamento con disegni di legge. A Firenze siamo fatti così, e chi ci accontenta, Nzola ha la barba bianca, Cabral corre sulle uova, il portiere nuovo ha preso 180 gol tra il primo e il secondo tempo, il nuovo centravanti argentino non è un centravanti e dall’idoneità sportiva risulta non avere nemmeno i piedi invertiti, ma fosse solo questo, il Bambi ieri ha incrociato il suo vicino sul pianerottolo, un dellavalliano della prima ora, “gran pezzo di merda” ha pensato il Bambi, “gran testa di minchia” ha pensato sicuramente lui del Bambi (odia tutto quanto è ex, donne, tossici, alcolizzati, ladri, ricettatori, spacciatori, fan di Nico Gonzalez), e con un “buon pranzo” si sono salutati. 


mercoledì 9 agosto 2023

Lo speciale carro dei vincitori


Se oggi scelgo pane, olio, aglio, sale, non racconto di una crisi, ma proprio di una scelta consapevole. Come invece una certa crisi di oltre mezza età mi porta ai fichi piuttosto che alle fiche. Oggi che quando supero le barriere temporali vuol dire che sono in ritardo di una mezz'oretta. Oggi che mi piacciono con il senno grosso. Questo incipit gastronomico solo per dire che smezzo un toast a favore di Pradè, per le sue operazioni di mercato. E se a Como ci vogliono due euro per dividere un toast, a Firenze basta molto meno per dividere. Comunque i primi a creare business sul taglio sono stati i cartelli della coca. Il mercato ci regala la grande occasione, e non parliamo di eccesso di ottimismo, ma di fare operazioni sfortunate che ci permetteranno di lamentarci su tutto e su tutti e allo stesso tempo non essere pesanti. Nel caso realizzerò il museo delle occasioni perse, con una stanza speciale per le finali, dove vi sarà un carro dei vincitori con sequestro amministrativo per non aver ripagato le aspettative, che rivela a ciascuno tutte le occasioni che sono andate perse e suggerisce come rimediare. Si compra il biglietto e ci si reca all’entrata dove si scopre che non è più valido da qualche minuto. Di ‘Nzola no, ma di Beltran temo che alla presentazione possa dire, d’accordo con Joe, “Shave like a bomber”. E poi Nzola ha solo qualche anno meno di me, se ne accorgeranno alle visite? Non solo il nuoto, anche questo mercato, e se l’appetito vien mangiando, con cosa abbinare il mio Riesling Renano se non con l’astice fuggente? E magari pure Bertran andrà a finire fuggente sulla fascia. Mentre Nzola, vista l’età, a piede invertito si romperà il femore.

martedì 8 agosto 2023

I miei limiti


Se il buongiorno si vede dal credito illimitato, diciamo che dal sorteggio non abbiamo scansato il Delaware. Snappo scrive e io mi volto dall’altra parte, temo però che prima o poi sentirò il toc toc sulla spalla. E quale sorpresina vedrò? Dopo tutta questa disamina puntuale dei bilanci trovo singolare che qualcuno per rispondere nel merito voglia verificare se alla fine sia mai esistito un bambino che come dice la mamma si sia preso un raffreddore perché girava scalzo per casa. Dopo le acute analisi temo che quel “moriremo democristiani” sia un po’ troppo ottimista. Del resto c’è stato un tempo in cui anche i filosofi lavoravano. Così facendo viene fuori che credevamo che A fosse la verità, poi puntata dopo puntata abbiamo cominciato a capire di essere stati avventati, e che la verità, in realtà, sia B. Arrivati alla quinta penserò che nulla meriti di essere vero. Sarà stata la Sela Cup, il sorteggio, i bilanci Mediacom, Nzola che viene e Cabral che va, in questi giorni risulta tutto più difficile del solito, tornare a casa illesi, incensurati, sani di mente, e dopo essere riusciti a incassare la cedola. In questo territorio di tassazione agevolata se dai l’anima a qualcuno ti chiede quant’è. Ed è così che le ultime parole di ogni editoriale sono molto stanche. Insomma, vorrei arrivare integro alla sorpresina, se non fosse che ho una certa età emotiva e quando dico certa è per omettere ora e data del decesso. Adesso vado perché i miei limiti non stanno mai fermi.


lunedì 7 agosto 2023

Se volete


I dati di Snappo a qualcuno svelano un credito illimitato, ad altri la curiosa e imprevedibile coincidenza dei rincari della benzina ad agosto. La paura di quei numeri mi ricorda quella di essere cremato, finire in un clessidra, e continuare a partecipare alle serate di giochi in famiglia. Temo che la sorpresina finale di Snappo sia più dolorosa delle due finali di coppa perse. A questo punto direi che certe persone sono fatte del 75% di fortissimo squilibrio patrimoniale e finanziario. Ho fretta di leggere la sorpresina finale, ma chissà quante allerte meteo ci vorranno ancora.  Col Nizza finalmente una vittoria, l’esordio di Infantino mi ha riportato al Pieraccioni di “Il ciclone” quando chiamava “Gino”. Jovic con tutti i limiti abbondantemente già palesati dimostra di essere il migliore là davanti, una realtà di dura periferia del calcio che ci colloca nel quartiere-dormitorio della passione. Qualcuno reputa "pericoloso" il lavoro di Snappo, per sostegno morale, allora, nel periodo di pubblicazione delle rimanenti tre puntate parlerò con il conducente e sparerò ad almeno un pianista. Le ultime voci di mercato ci danno qualche speranza perché la coppia Cabral/Jovic non è più presentabile, nel senso che per i sogni e per gli incubi non c’è mai fine. Adesso vado in quel posto, se volete vi tengo il posto.

domenica 6 agosto 2023

Pacco, doppio pacco e contropaccotto


L’estate faccia l’estate e nessuno si farà male, se non fosse che Castrovilli se l’era già fatto e il Bournemouth se n’è accorto. Io intanto mi propongo come guida per escursioni termiche in alternativa alla gang dei cercatori di more, posti rigorosamente segreti, si muovono in piccoli gruppetti, di mattina presto o di sera. La situazione Castro è un po’ come quei mezzi scassati che non sai se ti riportano a casa, ma con la differenza che devi ancora uscire. Ieri ho visto la partita dei Viola con il risultato che adesso mi sento un organismo cellulare sopravvalutato. Primo tempo o film già visto (dell’horror quello che vede accostato il verde al Viola), gol preso in ripartenza, tre palle gol sprecate con Nico (2) e Cabral, autentiche garanzie in questo senso. Bene Arthur anche fosse solo per quella palla illuminante che vale la rinuncia all’agibilità del Viola Park. Secondo tempo con gol subito su palla da fermo e svirgolata di Cabral al novantesimo. La completa solitudine del tifoso Viola dopo queste amichevoli è di gran lunga superiore alla moltitudine di turisti in ciabatte che transitano davanti al sagrato di Santo Spirito. Quando morirò e mi vedrò passare tutta la vita davanti spero mi siano risparmiate le amichevoli di questa estate.

sabato 5 agosto 2023

Sempre divisi


Per fortuna Snappo è ancora vivo, e così risollevato andrò al bar Bianchi a sostenere che non ci sono più gli esodi di agosto di una volta. Slittano improvvisi pensieri di inaugurazione del Viola Park, con panna sopra e sotto. Il Bambi pensa al mercato e non riesce a dormire sonni tranquilli, al massimo gli si addormenta una gamba. Prendere Zaniolo sarebbe segno che siamo una società di pacifisti, sempre se si considera l’intelligenza un'arma. Quando invece una società con ambizione sportiva sceglierebbe la Bonarda con gli affettati. Pur con tutto questo attivo di bilancio si son messi in testa di raccogliere soldi per quel tizio che vive in macchina fuori dal Viola Park da due settimane, non hanno ancora capito che è uno che non riesce a trovare parcheggio. Noi tifosi Viola che come sempre ci dividiamo tra quelli che almeno una volta hanno impiccato la Barbie della sorella, e quelli che non hanno una sorella. Non avevo voglia di scrivere questo editoriale però mi sono fatto forza e l’ho scritto, e malgrado sia morto Idris ecco la domanda di oggi: e se le cicale stessero solo bestemmiando per la notizia di Berardi?

venerdì 4 agosto 2023

La marmellata di albicocche


Quel Mina strappato al Cagliari non mi farà cambiare idea, non riusciranno a farmi piacere le Birkenstock, neanche se le indossasse l'esterno a piede invertito. Poi certo, ci sono anche gli immancabili film di merda che accompagnano da anni la nostra estate, la pizza gourmet, le magliette con il collo slabbrato, i semafori sincronizzati di Vallina, un file non salvato, lo spigolo del tavolino sul mignolo del piede, le chiamate dei call center, i parametri zero oh yes. Per non parlare della delusione di quando pensi che ci facciano e invece ci sono. Sono contento di essere a Parigi, non Parisi, per la prima di campionato, così Fassino non potrà prendermi ancora per il culo. Forse sono solo anziano, non ho nemmeno fatto mai uno scambio di coppia, solo una volta sono tornato dalla piscina con le ciabatte di un altro. E se Snappo non scrive nemmeno oggi andrò a procacciarmi le albicocche per la marmellata, mentre alcune mancanze in rosa sono voragini. Perché quando ho smesso di avere la passione per la Fiorentina non avevo ancora 60 anni, ora campo di rendita. Dagli esterni a piedi invertiti fino all’interrogativo di oggi: ci si può innamorare di un emisfero destro?