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sabato 31 ottobre 2015

Anatomia surrealista

 
I meriti dell’attuale classifica della Fiorentina non sono certo da assegnare a Cogngini, come invece lo sarebbero stati i demeriti nel caso si fosse rivelato un campionato da pezzenti. Così come a scagionare i Marò, c’è la teoria che dimostra che Marquez è un pescatore indiano, e quel Rossi non è Pepito. Se poi uno crede veramente alla Madonna, a Medjugorje chiudendo gli occhi, si può vedere anche il padiglione del Giappone. Come ci sono sempre anche quelli dei “Braccini”, che comunque vada campionato e GP di Valencia, Valentino sarà sempre il primo. Lui nell'evasione fiscale, e gli altri nell’autofinanziamento. Io oggi mi dichiaro “Profeta dello scudetto”, così come mai niente fu più profetico del nome di Ignazio Marino, che anagrammato è uguale a  “Anzi io Rimango”. E quando l'autunno, il freddo, il tempo di merda e il buio pesto alle cinque (5) non ti hanno depresso abbastanza, ecco arrivare chi ti suggerisce di volare basso perché tanto “Io sono io e voi non siete un cazzo”. Mentre per me credere nello scudetto significa non dover mai dire "Ma dove vai col pile? Andiamo a cena non a raccogliere i funghi”. E alla fine per difendere un mio sacrosanto diritto, come lo è sognare in grande, mi sono messo proprio in una posizione scomoda, quella dell'ottimista compulsivo. Peggio stanno solo quelle donne troppo intelligenti per piacere agli uomini, e troppo belle per piacere alle donne. Si pensa che sia un sabotatore percettivo di realtà, rosa, dirigenza, mentre mi limito a riconoscere certe capacità che altri sottovalutano. Per esempio, se Messina è ancora senz’acqua, è solo perché non è ancora intervenuto Cognigni che sicuramente avrebbe fatto piovere. Quello che invece devo confessarvi, è che l'ho capito tardi ma l'ho capito, non mi bastate più, mi serve lo psicologo. Martedì vado a Siracusa e ci voglio andare da capolista, poi quando torno a Mormanno ho preso la decisione forte di presentarmi con la sciarpa del Gruppo Chiava da tirare fuori ad ogni piè sospinto. Per l’esattezza ventuno (21) km di piè sospinto. La mossa finale. Definitiva. Quella senza ritorno. E se vi serve qualcosa di concreto da usare contro di me una volta che il campionato mi avrà dato ragione, posso suggerire che il dono della sintesi l’ho imparato a letto. Questo vi farà comodo il giorno in cui vinceremo il tricolor, e potrete sempre dire “Si, però a letto non sei bono!!”. Il mio comunque non è ottimismo alla viva il parroco, ci tengo a precisarlo, è solo anatomia surrealista dello scudetto, come da foto. Tutto nasce dal fatto che sono tanti anni che aspettiamo di vincere quello che si ha persino terrore a pronunciare, e che ho una importante rivelazione da fare in merito al concetto di “attesa”, ma la dirò più tardi.







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