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venerdì 30 ottobre 2015

Neanche ai tempi di Cecchi Gori

Sono finalmente riuscito a metabolizzare lo striscione del “Mercato da pezzenti” che tanto mi aveva fatto male, e sul quale stavo lavorando psicologicamente ormai da molto tempo. Dopo un lungo percorso interiore, notti in bianco, e grazie anche ai fiori di Bach e alle bacche di Goji sono riuscito ad esorcizzarlo. Non lo soffro più. Diciamo che non mi provoca più quell’ansia che ti coglie quando hai lo stimolo ma non il bagno. Oggi mi appare ridicolo come il nome che dai alla casella email che crei a dodici (12) anni, e che poi userai anche a lavoro, perché cambiarla sarebbe un casino. E mentre per molti il regalo di gennaio dovrà essere almeno un forte difensore centrale, io come sempre anticipo (l’allusione è al fatto che sono stato il primo a parlare di scudetto), e quindi non a gennaio, ma a Natale proverò a chiedere per il cinquantatreesimo anno consecutivo il Pisolone che non ho mai avuto. Neanche ai tempi di Cecchi Gori. Sono venuto via da Mormanno indenne, juventini a pezzi, interisti e milanisti sotto controllo, romanisti smargiassi ma non troppo come quando invece vanno a bere il vino de li Castelli. C’è stata poi la risposta ferma del barista del campo base all’OMS riguardo i danni del caffè. Secondo lui infatti, pare che un caffè ristretto (come il suo dialetto calabrese), macchiato tiepido e con poca schiuma, provochi una rottura di cazzo proprio ai baristi. Considerazione finale della settimana dal cantiere di Mormanno, un pensiero che avanza polveroso come un fronte di scavo realizzato in tecnica tradizionale, e che si innalza verso l'alto come una pila del Viadotto Italia, nel dire che neanche il potere di Forza Italia si è sgretolato all'improvviso come quello della Juve. Mentre i miei viaggi autostradali lungo l’Italia raccontano di pullman di anziani in gita, in sosta in autogrill, con statistiche importanti come quelle della Fiorentina. Numeri che comprendono la percentuale del 100% di quelli che vanno in bagno, il 92% di allarmi per tentativi di uscire dall'entrata, e il 3% di caffè. Io poi sarei anche tentato di farvi il disegnino circa come fare a vincere lo scudetto, ma ho paura che vi mettiate a colorarlo. Ho perso la voce a forza di dirvelo, ma non la speranza, e mi fa più male lo scetticismo della gola, sono costernato e costipato allo stesso tempo, raffreddato insomma, ma non altrettanto dicasi del mio entusiasmo. E poi trovo moralmente inaccettabile il rifiuto a crederci, dico che è un nostro preciso dovere di tifosi esserne convinti. Così come l’uomo ha il dovere di fare figli, mentre le donne si emancipano, e in famiglia ci vuole chi prende il telefono vecchio quando esce quello nuovo. Cucirvi addosso il tricolore farebbe di voi degli uomini migliori, più legati ai valori della Patria, e poi vi rinnoverebbe anche un po’ quel look datato. E alla fine la vita è troppo breve per controllare l'autocorrettore.



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