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sabato 17 ottobre 2015

Come Socrate

Confesso che il primo posto in classifica mi ha reso più arrogante, distogliendomi da un cammino fino a ieri fatto solo di licenze poetiche. Là dove il significato semantico ancora si legava al suono musicale dei fonemi. Oggi quel mio cammino  è viziato dalla mancanza evocativa tipica delle parole che sottostanno alla metrica. Sono più marchigiano e meno poeta. Anche se la poesia  ha sempre trascurato il conflitto interiore tra la fame e la paura d'ingrassare, mentre a Civitanova no. In provincia di Macerata sanno molto bene che siamo in un mondo dove ci sono domande impellenti alle quali i poeti non riescono a dare delle risposte concrete. Ovvero, c’entra qualcosa Cognigni se oggi la gente usa impropriamente le corsie preferenziali? E poi, ma quelli che dicono di essere Social Manager Motivated Improvement, a quanto le fanno le caldarroste? Se per un attimo mollo il pensiero fisso e peccaminoso dello scudetto, e torno a praticare l’arte che nasce prima della scrittura, non saprò rispondere a chi ha fatto domanda alla banca del seme per un posto da bancomat, ma almeno posso chiedervi di lasciar perdere Cognigni, e di non guardarvi indietro, anche se sono costretto a specificare di non prendermi troppo alla lettera (sul fatto di non voltarvi indietro). Soprattutto nei parcheggi. Tornare ad essere poeta mi eleva un po' e soprattutto mi esonera da quel lavoro sporco che è la lapidazione di Cognigni, dove esce fuori il tipico maschilismo intrinseco della sassaiola, che poi degenera nella poca considerazione verso le donne. Un po’ mamme-chioccia, maiale a letto, e poi da mettere a pecora. Ma chi vi accontenta? Vi ci vorrebbe una fattoria. Fate parte di quella tribù che non sacrifica più le vergini perché è finita la materia prima. Insomma, fate pace con voi stessi, che in fondo sono dei bravi ragazzi. Prendete esempio da me che quando ancora ero un integerrimo poeta, con atroci sforzi, e senza le contaminazioni dell’ambizione marchigiana, sono riuscito a dare almeno una risposta ad uno di quei problemi considerati terreni. Alla sorella della Mila, infatti, che mi chiese del perché avessi così tanta paura di amarla, le risposi perché era molto brutta. Quindi come vedete non sono sempre solo un sognatore di scudetti. Ci sono giorni in cui ho i piedi ben piantati sullo scudetto. Penso invece che le persone impegnate a parlare male di Cognigni sono quasi peggio degli aggiornamenti automatici degli smartphone. Ormai con voi sono rassegnato, anche a vincere lo scudetto. Si. Così come quando da ragazzo trombavano tutti, pure le civette sul comò, tranne me. E’ chiaro dai vostri commenti che non mi prendete sul serio, pensate che questo blog sia solo luogo di cazzeggio, ma chissà, magari gli antichi greci consideravano cazzeggio i discorsi di Socrate e compagnia. E a proposito di De Laurentis, i nipotini del Bambi sono già potenziali suoi clienti, il bambino di 6 anni scoreggia, la sorellina di 2 ride come una matta. Hanno già raggiunto la maturità per gustarsi i cinepanettoni. Come io del resto ad espugnare il San Paolo, per iniziare la fuga decisiva. Ci tengo a dirvi che c'è un metodo infallibile per non sbagliare giudizi sulle persone, non solo su Cognigni. Non darne, che oltretutto si fa più bella figura. E poi il duro lavoro che sto facendo cercando di motivarvi ormai da 15 giorni, è un mestiere ingrato come quello degli specchi.




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