Quando si parla dei rigori mi sono accorto che di fatto si da adito a troppe interpretazioni, c’era, non c’era, c’era ma ininfluente sul risultato, non c’era e se c’era dormiva, la donna non la da ma lo prende, la donna che non la da a primavera equivale a un arbitro che da un rigore a favore al novantesimo sullo zero-quattro. Insomma potremmo continuare fino a sostenere che essere primi nella classifica dei rigori a favore degli ultimi cinque anni sia solo un danno. Per evitare tutto ciò e condividere finalmente una gioia, che invece ci accomuna senza bisogno di interpretare per non voler ammettere a se stessi che siamo primi nella classifica dei rigori a favore degli ultimi cinque anni, parliamo del gol. Di quel magnifico momento nel quale la palla varca la linea di porta, del gol fatto naturalmente. Altrimenti apriti cielo, altro che essere considerati gobbi. Il gol che è come quando ti addormenti con la voglia di addormentarti e ti svegli con la voglia di svegliarti. Perfetto. Come le poppe di Emily i cui capezzoli raccontano perfettamente ai più giovani che sono stati la prima forma di scrittura in braille. Quando il gol è quell’esplosione che non ti fa capire più niente e abbracci tutti quelli che hai accanto, anche le belle fiche, per accorgerti che la palla è sfilata a lato del portiere ma sul fondo, anche se a fil di palo. E tu lo sapevi benissimo che non era gol. Un’emozione così forte da non riconoscere nemmeno il primogenito può essere solo il gol. Dopo che hai gioito e ti accorgi che il guardalinee è fermo con la bandierina in alto è invece il suo contrario, un misto tra un buco nell’acqua e un pugno nello stomaco che fa quello che vedete. Perché il gol è come il tasto compra con un click di Amazon, la gioia che ne deriva è infinita come i campi delle partite di Holly e Benji. Il gol è sempre una storia commovente, e quando non lo vivo in diretta streaming ma lo desidero pensando alla prossima di campionato, mi immagino la storia della Miss che invece della pace nel mondo desiderava solo l’uccello. Poi la mischia in area, il batti e ribatti, e l’attrice, la ragazza un po’ svitata, con quei denti pronunciati, ma bellissima, triste ma bella, brutta ma bella, qualcosa di surreale, un Picasso, gooooooooooool. No, l’arbitro non convalida e ci assegna il rigore a favore. Aveva già fischiato. Maledetti rigori.
Nessun commento:
Posta un commento