La differenza tra il fronte interno del malcontento e chi vive la passione con un pizzico di risentimento in meno nei confronti dell’altro, è la stessa che c’è quando riesci a passare con lei da Facebook a WhatsApp, o meglio ancora dal divano al letto. Non c’è una scuola che prepara questo tipo di approccio sofferto al tifo, lo si evince da una battuta di Henny Youngman (comico statunitense) quando diceva che gli autodidatti come loro di solito hanno un cattivo maestro e un pessimo allievo. Poi ci sono anche le mamme dei calciatori professionisti del fronte interno del malcontento (eccone una al Chiosco degli sportivi mentre perora la propria causa), loro sono solite dire che il figlio ha perso la Nazionale da quando si è sposato con quella mignotta. Per il fronte interno del malcontento sono tutti i giorni della memoria, un quotidiano modo di ricordare, non senza sarcasmo, i trofei vinti nella gestione Della Valle. L’esasperazione della passione con la quale 'sto fronte interno si macera dentro e fuori mi ricorda quelli che si suicidano nelle città più visitate al mondo portando alla luce gli aspetti negativi che il turista non vede, lasciando biglietti per giustificare il gesto estremo tipo; “Firenze è bella ma non ci vivrei”. A meno che l’esigenza di criticare sempre, anche dopo una vittoria, non la si voglia guardare da un altro punto di vista, tipo Berlusconi che ha continuato a pagare le olgettine anche quando non gli tirava più. Chiamiamola pure beneficenza in entrambi i casi. Con questo non voglio dire che io sono meglio proprio perché sono all’opposto, sia chiaro, i film li rivedo due volte giustappunto per essere sicuro che siano una stronzata e non un impressione. A Firenze è ormai voce diffusa che tutto questo malcontento in realtà avrebbe un epicentro preciso individuato geograficamente nella zona di San Jacopino e temporalmente tra la fine dell’era Cecchi Gori e l’inizio di quella dei Della Valle, lui che per comodità chiameremo “trentatrètrentinientraronoatrentotuttietrentatrètrotterellando”, quella sera invitò a cena Iginio Massari e la moglie juventina da tre generazioni tirò fuori la Viennetta. C’è chi sostiene invece che tutto abbia origine da certe mancanze, da Cecchi Gori a Prandelli, fino all’olio di palma.
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