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martedì 3 gennaio 2017

La ribollita di pandoro



Se è vero che per il 2017 Tello ha espresso il proposito di essere più buono, per evitare facili polluzioni notturne su lenzuola da affiggere poi ancora calde ai cancelli dello stadio con scritto “a nulla”, tanto per sottolineare la prima accelerazione dell’anno frustrata da un difensore del Pescara, il consiglio è quello di perseverare sul fuoco lento della polemica tutta fiorentina, quindi il primo giocatore bicilindrico Viola dovrà riprovare, riprovare, riprovare fino a trovare finalmente la linea di fondo, magari un assist per un inserimento da dietro, e perché no un gol per metterglielo di dietro almeno una volta anche a un portiere. Il principio è noto dalle nostre parti, lo stesso di certe ritualità gastronomico-casalinghe. Tello come esempio perfetto di avanzo riciclato  e migliorato. Come una ribollita di pandoro potrebbe essere la minestra riscaldata che migliora di prestazione in prestazione. Sarà quindi l’anno del riscatto per Tello? Speriamo che non sia niente di cui potremmo pentirci, e mi riferisco a cose tipo quelle di Lapo. So di essere forse troppo positivo a credere ancora nelle accelerazioni fumose di un giocatore che va con la miscela al 5% ad alterare i valori di PM10, in effetti questi sono i giorni più duri per chi cerca la polemica, per chi ha macchine Euro 1 e 2 e non ce la fa ad aggirare i blocchi del traffico, figuriamoci se può sopportare un ottimismo a due tempi che fa della ripresa fine a se stessa la sua arma migliore, già c’è da fare i conti con la mancanza di rigori sbagliati, sostituzioni o formazioni da non condividere, c’era talmente poco traffico ieri che il Bambi a un certo punto si è addirittura mandato affanculo da solo. Comunque Tello si vede che è stato un giocatore-bambino felice prima di arrivare a Firenze, quella della corsa a perdifiato è sempre stata l’immagine della felicità,  per i cani come per i giocatori cani, un amico di Barcellona intervistato da un giornalista cane ha ricordato come era bello quando Cristian correva libero nei prati della cantera prima che gli infermieri lo ritrovassero e lo costringessero a scappare. Arrivato a Firenze, oggi corre con molta meno lucidità proprio perché inseguito non solo dai difensori.




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