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lunedì 25 luglio 2022

Grazie Firenze


Che ci sia qualcosa di cronico nel fiorentinaccio modo di avercela sempre con qualcuno, l’ho potuto constatare una volta di più dopo aver incontrato casualmente a 40 anni di distanza lo Stornaiolo, quello che con un cacciavite in mano fa miracoli, lui che sul Viale dei Colli montò la modifica Pinasco 90 comprata da Anelli e Tondini sulla mia vespina. Insomma, dopo tutti questi anni mi ha raccontato di avere ancora il mal di schiena da quella volta che trombò nella 500 del nonno del Goretti. Certo, nel frattempo si è rincoglionito pure Russell Crowe, Ramadani muove le pedine, e poi da poco c’è stata pure la maturità di cittadinanza. Sto andando a Genova e potrebbe essere molto meglio di un gol in rovesciata di Cabral, ma se fossi giovane e caracollante come lui, oggi punterei il futuro della mia famiglia mettendo su un’azienda che produce olio di ricino. La maturità, questa volta non intesa come esame scolastico, mi ha portato, quando soffro il caldo, ad avere il bisogno di guardare Studio Aperto. Un po’ l’età, un po’ la globalizzazione, di fatto un tempo rimanevo affascinato guardando film come “La mia Africa”, oggi molto più cinicamente prendo una stanza in un albergo nei pressi della stazione. Nastasic ha dimostrato che è un errore puntare sui cavalli di ritorno, per questo temo molto la possibilità che i 5S riportino a casa Di Battista. Poi la Firenze sempre divisa e rancorosa, improvvisamente si unisce, mostrando il suo lato generoso, e così ritrova quello spirito che ci riporta a rari momenti di condivisione che inorgogliscono e ci danno il senso di appartenenza. E’ successo ieri quando il Bambi voleva attraversare via Romana, in fondo dopo la Specola, niente lasciava presagire quel momento magico. La macchina si è fermata, a bordo tre ragazzi che ascoltavano musica tecno a volume altissimo, lui ha fatto sì con la testa poi ha attraversato improvvisando pochi movimenti di ballo. Hanno riso, e uno gli ha fatto “ok” con la mano. Grazie Firenze. Per un attimo hai cancellato l’usanza del doppio listino prezzi, e la miseria umana di far pagare ai turisti 8 euro un cappuccino.

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