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mercoledì 23 marzo 2022

La vera guerra è cominciata col caffè macchiato in tazza grande


A proposito di concretezza sottoporta vi chiedo se è vero che il bouquet al matrimonio di Berlusconi l’ha preso Sgarbi. L’importante è che lo stress per la guerra non vi freghi come sta succedendo al povero Cabral, che per colpa della pressione lotta con la fame nervosa. Comunque la vera violenza è iniziata non tanto con i bombardamenti in Ucraina, ma piuttosto con i caffè macchiati tiepidi in tazza grande, poi da lì è stata tutta un’escalation. Ma non mi lascio certo mortificare da qualche conclusione a rete poco convinta, e in tutto questo susseguirsi di fatti e di false notizie, complice anche la sosta per la Nazionale, ho comprato un tappeto caucasico, vero, tangibile, annodato a mano, geometrico. Se falliscono i negoziati aprirò una tuttoapposteria e lo posizionerò all'ingresso. Anche se sono cosciente che non è sufficiente addolcire le lacrime amare dovute a una certa siccità in vaste aree del nostro attacco con gli edulcoranti del blog, ci sarà comunque un deficit umorale persistente. Così come mi sento di dire che le squadre con oltre 200 milioni di debiti dovrebbero fallire. Se avessi potuto avrei scelto come foto di oggi il fermo immagine sulle espressioni davanti al cartello “qui sono esposte fave fresche”. Invece opto per un uccello che marcia probabilmente verso i vostri culi. Poi vorrei chiedere agli ottimisti del blog, quelli che si erano entusiasmati guardando il compattino di Cabral, se tra le peggiori forme di inquinamento c’è da considerare anche il riprodursi. Se gli esterni non andranno a segno nemmeno contro l’Empoli potremo paragonarli alla quinoa, nient’altro che un cuscus che non ce l’ha fatta. Ho letto e continuo a leggere di persone che si infilano di tutto, e penso ai bei tempi quando i biscotti li mettevamo solo nel cappuccino. E poi penso che questo infilarsi cose ovunque rivela drammaticamente la mancanza di un cassetto.

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