Una delle colpe più ricorrenti che vengono attribuite alla società, è la reiterazione dello stesso errore. Situazione che si ripropone con una puntualità che irrita come sapere dell’esistenza di piantagioni sterminante di aloe falsa in Cina. Possibile che noi vediamo gli errori e loro no? La risposta sta tutta in una considerazione di Pradè a telecamere spente dopo la conferenza stampa fiume: “Ogni volta che Andrea Camilleri compie gli anni mi chiedo se ho fatto una cazzata a smettere di fumare”. Per questo motivo fanno cose che a noi sembrano sbagliate. E io che mi sbatto per cercare sempre di trovare il lato positivo, dico che se da una parte è vero che questa mentalità europea ci risulta a tratti incomprensibile, è anche vero che questi nostri dirigenti così "stranieri" li apprezzi dal fatto che non cercano mai di investire il pedone che attraversa sulle strisce. Si dice che esistono problemi di comunicazione, criticità tipica quando di mezzo ci sono lingue e dialetti diversi. Chi traduce non sempre coglie le sfumature che si vogliono dare a un pensiero. Un’idea potrebbe essere quella di riassumere tutto con dei disegni. Sintetico e chiaro come ho cercato di fare io per descrivere l’amore in breve. Non penso ci sia qualcuno che possa avere equivocato. A Salah per esempio, quando ci chiedeva la famosa clausola, bastava mostrare il disegno di sotto, e tutto sarebbe filato liscio come l’olio di palma. Ci sono troppe variabili in una comunicazione tra persone che non parlano la stessa lingua, oggi che i problemi di comunicazione ce li ritroviamo persino in famiglia, con i figli che spippolano sempre sullo smartphone, e le mogli che non sono in grado di leggere negli sguardi dei mariti perché distratte dagli ultimi 4 pasti che si vedono nella barba. Poi c’è il pozzo nero delle metafore. Interpretazioni della realtà difficili per chi non ha una mente sgombra dai reticolati che delimitano il pollaio di casa. Per dirne una a me di certi occhi mi piace quando si inturgidiscono per il freddo. Poi è anche vero che a prescindere da lingue e dialetti, c’è chi non impara mai dai propri errori, oppure è vero che certi uomini comprano giacche scure con la forfora compresa. Altrimenti non si spiega. Meglio i gesti, si, in certi dei quali scopri per esempio la bellezza delle donne. E’ tutta lì, racchiusa in quei sorrisi che dicono "Sono tua" E sottintendono "Fra poco è il mio compleanno e amo quella borsa”. In campo sembra tutto più facile invece, anche se nella Fiorentina succede che non c’è nemmeno un italiano, ma lì la lingua è universale, sono più in difficoltà io, in campo la devono buttare dentro e basta. Mentre la società sembra volersi riparare proprio dietro ai dialetti, trincerarsi dietro ai valichi della comunicazione per scollinare dopo km e km di curve a gomito del dire e non dire, per dire e non far capire. Per assurdo sono più in difficoltà io a farmi capire da chi parla la mia stessa lingua. Il mio animo poetico mi travia, mi manda alla deriva. L’uso inappropriato e intensivo della metafora nei mari tempestosi dell’oggi, mi costringe all’emarginazione. Fino a quando per farmi capire devo violentarmi. Di solito inizio con occhi nocciola. Bocca di fragola. Pelle come pesca. Naso a patata. E poi sono costretto a chiedere a quanto la danno via al chilo.
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