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mercoledì 23 settembre 2015

Alla ricerca del gioco e del punto vita della Ventura

La partita con il Bologna mi ricorda un vecchio tifoso Viola che abitava in Via del Campuccio al 24, e quella volta che la Fiorentina giocava al Dall’Ara. Lui si che era davvero avanti con i tempi. Mi fanno ridere oggi quando vedo i genitori che chiamano le figlie Asia e India solo perché le hanno concepite in giro per il mondo. Spartaco è sempre stato un anticipatore, i suoi si chiamano Ronco e Bilaccio, c'era coda quel giorno in Appennino. E sempre su questo tema il rammarico più grande del Bambi è invece quello di non aver avuto una figlia femmina, ha sempre detto che l’avrebbe chiamata Ginevra, anche se lui in Svizzera non c’è mai stato, per usare il diminutivo “Gin”. Mentre Tommaso che è stato concepito rigorosamente Diladdarno, ogni volta che lo vedo rispondere al cellulare faccio subito mente locale a quanto fosse più pericolosa la vita quando ero giovane io. A quei tempi dovevamo rispondere al telefono anche quando non si sapeva chi stava chiamando. Certo, lui si scontra con i problemi di oggi, e soprattutto con quello del correttore che è a tutti gli effetti un problema serio, un po’ come la mancanza di alternative in difesa. Il giorno dopo infatti è costretto a scrivere: “Ciao, ti è piaciuto poi il pacco...ehm il pacchetto...ehm il pacchero?”. E in relazione alla partita di stasera, la Rita senza volere ha proprio messo il dito nella piaga, Intuito femminile come si dice. Ieri sera dopo essere usciti dal ristorante fuori Firenze mi ha chiesto il significato di un cartello stradale con scritto “Due tornanti”. Gli ho dovuto spiegare che se fossimo stati a Napoli la risposta sarebbe stata facile: “Mertens e Callejon”. Nei dintorni di Firenze non ha molto senso un cartello di quel tipo in questo momento. E la differenza tra me e la Rita non sta solo nel suo intuito. Io faccio colazione con un caffè in piedi, lei invece muesli bio, yogurt di yak, spremuta di mapo, 35 grammi di noci, 16 bacche di Goji. Grazie a certi outing coraggiosi so che tra di voi c’è chi beve male, e che il giorno della partita non sopporta il mio modo di dissacrare il calcio, oltre al mal di testa da solfiti. Convengo, ma allo stesso tempo ci tengo a precisare che non faccio mai battute sugli anziani, sui disagiati o sui poveri, e neanche sugli emarginati o su chi non tromba mai, per rispetto verso me stesso. Poi ammetto che ci sono stati momenti della mia vita nei quali me ne sono un po' approfittato di questo modo scanzonato di affrontare gli eventi importanti, tipo il turno di campionato infrasettimanale. Con la Marta l’ho addirittura usato come scusa vergognosa, quando le dissi: “Ti lascio perché sono troppo infantile. Vai pure con lui”. E alla domanda: ”Con chi?”. Risposi: “Con STOCAZZO.






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