Tre infortuni di cui uno ancora prima di cominciare, una sciocchezza di Gonzalo che ci lascia in dieci, il palo di Kuba per il mancato due a zero, e il regalo di Sepe che concede il pareggio. Non ci siamo fatti mancare proprio niente. E mentre il Basilea vince con due tiri in porta di cui uno è considerato di quelli della domenica, convalidato anche se di giovedì, nel mio bicchiere mezzo pieno ci metto lo Xanax. E lo faccio non solo per la delusione della sconfitta, ma perché poi ci ritroviamo qui, sempre gli stessi, ormai da anni. Quando anche dalle comunità di tossici escono prima. E comunque aldilà degli episodi rimane una brutta Fiorentina e forse anche un mancato rigore. Oggi che non posso scrivere nemmeno di essere più vicini alla conquista della coppa, pur avendo sempre ritenuto Montella un valore aggiunto, non sono qua a rimpiangerlo come leggo invece che già alcuni cominciano a fare. Semmai sono tra quelli che ti hanno aspettato al traguardo con un sorriso e una coperta, e non fa niente se non eri il primo. Alla Fiorentina evidentemente non piace quando la partita si mette bene, e come era successo con il Toro, dopo il vantaggio e in controllo della partita, smette improvvisamente di giocare e si ritira nella propria stanza. Complicarsi la vita sembra essere un tratto marcato di questa squadra, come me, insomma, che da quando ho conosciuto la Beatrice dalle poppe grosse non mi piace più la calma piatta. E non mi è piaciuto soprattutto il centrocampo, nessuno tra Mati, Borja, Badelj e Ilicic è andato oltre l’insufficienza piena, meglio la difesa prima che le venissero a mancare Astori e Gonzalo, abbandonato Kalinic, timido Kuba, bene Babacar. Tutto ciò non mi impedisce di sognare un cammino importante in Europa, e quando il dovere di prendere atto della sconfitta chiama, visualizzo e non rispondo. Penso al fatto che la squadra deve crescere, in questo momento bisogna dimenticare la Fiorentina che faceva sempre la partita, perché crescere è proprio l’arte di sostituire Montella e tutte le persone della tua vita, con il lampredotto, pan di ramerino e schiacciata con l’uva. Prima dimentichiamo la Fiorentina del napoletano e meglio è, riprendiamoci a cuore tutte le caratteristiche di un calcio più italiano e meno spagnoleggiante. Difesa più protetta, lancio lungo verso la prima punta, del resto Il vero “All you can eat” è quello della nonna. E poi Messi chi si crede di essere? Florenzi? E quando l’amarezza vi segue fino in bagno fate come me che metto tutti i cosmetici della Rita vicini così quando canto sotto la doccia mi sento Vasco davanti al pubblico di San Siro.
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