.

.

venerdì 9 luglio 2021

Fiori secchi e culi


Anche se non mi troverete davanti allo schermo gigante a condividere il finale della finale, potete sempre trovarmi nella lista di quelli che saltano ancora nelle pozzanghere. Poi a sentire Chiellini che parla di combattere il nazismo si è rafforzata in me la convinzione che gli analfabeti di una volta erano più colti. Temo anche, malgrado più coinvolto dal viaggio sensoriale all’interno di una zuppa corsa, che la finale potrebbe trasformarsi in un bestemmione per colpa di Kane pronunciato accidentalmente dopo Dio. Non c’è solo il pesce povero locale come ricciole, sciabole, palamite, acciughe, non c’è solo territorialità e stagionalità, c’è una problematica importante negli stadi in questo momento, ovvero non c’è mai pace per il tifoso, prima segregato in casa, poi spalti contingentati, e comunque da ciò che mi racconta un euforico Tommaso adesso ciò che rende più duro fare lo spettatore di ritorno allo stadio è che quando ti accorgi che ti inquadrano, tolgono l’inquadratura. E quando Tommaso mi ha raccontato che i danesi sono sempre gli stessi mi sono venuti in mente i biscotti danesi nella latta, avevi voglia a impiegare cinque minuti per scegliere con cura quale mangiare, tanto avevano tutti lo stesso sapore. Se penso a quel tempo ho in mente ancora il ventilatore color ocra, la polvere, un mazzo di fiori secchi e il tamarindo Fabbri. E a proposito di fiori, domenica sarà importante non essere costretti a leggere (io il menù del giorno) “Le fleur du Maalox”. Fiori abbiamo detto, inequivocabili, mentre mazzo potrebbe essere inteso anche come culo. 

Nessun commento:

Posta un commento