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domenica 6 dicembre 2020

Stalin e l'Abruzzo


Oggi che posso finalmente sorseggiare in santa pace senza rischiare il retrogusto amaro della sconfitta ho comprato un prosecco di quelli veri. Argomento questo che mi piacerebbe approfondire vista la quantità di robaccia che circola a 3-4 euro. Il retrogusto sarà dolce anche senza vittoria, e sarà quello della soupe à l’oignon. Mentre rifletterò se è vero che il sogno di Stalin era l’Abruzzo unica regione rossa, con i cosacchi che abbeverano i cavalli sulla nave di Cascella intanto che sulle fornacelle vengono arrostiti i bambini per la cena. La sensazione qui da San Frediano è che il pupazzo di neve del 2020 abbia la carota nel culo. E molte statuine del presepe, dal nulla, cadranno di faccia sul muschio. Francamente non so nemmeno se è il Nerello, il troppo cloro, il soffritto di cipolla di Tropea, ma che solo a me Locatelli sembra doppiato da Franca Valeri? Non solo, dopo la piscina sono stato fermo un quarto d’ora davanti a una porta a vetri pensando fosse automatica. E che in San Frediano siamo svegli ne avremo avuto l’ennesima riprova stamani, tutti capiranno subito che siamo passati in zona arancione, basterà che mi rinnovi il montgomery di panno casentino per andare a comprare il dolce. Che il mondo si sia ribaltato non si evince solo dal Pioli primo in classifica, piuttosto che i più fortunati sono quelli senza Speranza. Sempre per lo stesso principio del pupazzo di neve la comunicazione di servizio odierna è quella di non mettere il puntale sull’albero. Lo Stilton per distrarre il terrore dal cercare di capire come finirà la partita di domani.

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