.

.

venerdì 18 dicembre 2020

Il babbo del Bambi faceva il fornaio


Le restrizioni di Conte per Natale sono niente in confronto a quelle in cui ci tiene la Fiorentina, che sono come quelle dei pescatori in Libia prima di essere liberati. Oppure liberati appena in tempo per il lockdown di Natale. Pradè non dice solo che per il mercato di gennaio bisogna aspettare, dice anche che il sangue di San Gennaro non si è sciolto e così non è possibile fare il sierologico. Feste strangolate tra Covid e squadra asintomatica, la passione ormai in terapia intensiva ci fa dire che stanno meglio le nostre donne, almeno a loro la notte muoiono solo i piedi. Quindi noi tifosi Viola per queste festività quando ci chiedono come stiamo bisogna rispondere solo “bene”, secco, così gli altri capiranno e si sentiranno liberi di levarsi dai coglioni. Quest’anno che non è consentito il ricongiungimento familiare, i suoi stanno a Scandicci, il Bambi per la prima volta non assisterà al racconto di come è stato concepito. Un must che rende fiera e unita la famiglia, e che forse quest’anno sarà fatto in videochiamata (stanno cercando di mettere a punto una guida in pochi e rapidi punti sull’utilizzo della videochiamata). La storia in sintesi è che un giorno i genitori decisero di piantare un bellissimo seme, il padre lo ha messo dentro la terra e la madre se n'è presa cura tutti i giorni facendolo crescere fino a che non si è trasformato in una pianta. A quel punto se la sono fumata tutta e di “fori” come balconi hanno trombato senza il preservativo. Questo rito è diventato necessario dopo che per un periodo il Bambi non aveva più riconosciuto la figura paterna, che faceva il fornaio dal Materassi, voci maligne gli avevano fatto credere che il vero padre era il postino. Malignità come quelle messe in giro per far credere che con un altro allenatore avremmo lottato per la Champions. Se per le feste avranno veramente il coraggio di istituire anche la zona arancione “rinforzata”, per celebrare tale surrealismo apparecchierò la tavola del 25 con le posate disegnate da Dalì nel ‘57.

Nessun commento:

Posta un commento