Passata Pescara, al Bambi che ieri continuava a lamentarsi di Saponara ritenendola una scelta sbagliata, ho fatto presente che le sue scelte giuste sono errori di cui ancora non si rende conto. Per niente soddisfatto di questa considerazione ha voluto l’ultima parola adducendo a scelte sbagliate anche quelle di dare come gadget ai bambini i gettoni durante le feste di compleanno nelle sale giochi. “Meglio una canna allora”. Poi (per me è solo una leggenda metropolitana) ha sostenuto con forza che Cognigni ha fatto l’elemosina a un mendicante davanti all’Esselunga di Civitanova pretendendo il resto. Per dire che non c’è da aspettarsi niente di buono per il futuro, Bernardeschi andrà via, Kalinic idem, Chiesa invece anche. A Gonzalo chiederanno dei soldi per rimanere. Questo scambio di opinioni mi ha confermato che ha tutti i sintomi di chi si è rotto i coglioni, arrivato al punto di non sostenere emotivamente più neanche il suono delle campane, altro che la prestazione di Babacar. Su Ilicic gli ho chiesto se non fosse disposto a dargli un’altra possibilità, “volentieri”, anche se ha paura che non gli rimarrebbe il tempo di avvelenargli lentamente un familiare. Ho chiuso il discorso sbattendogli in faccia i sei minuti di recupero inventati e il rigore regalato alla Roma, “poi i problemi del calcio sarebbero i Della Valle!”. Direi che posso sintetizzare la sua sfiducia (e quella del fronte interno del malcontento) nei confronti dei Della Valle e di Tomovic, nel gesto di sfiducia verso il genere umano più in generale che ormai esprime quando guarda a destra e a sinistra anche nelle strade a senso unico. E come se non bastasse il ridimensionamento, il ritardo in classifica, il mercato di gennaio, la partita di Pescara che non ha lasciato buone sensazioni, gli si bucano i calzini malgrado non abbiamo avuto un’infanzia difficile come la sua. Il suo volto tirato tradisce chi si rode dentro mentre si chiede se con questa proprietà stiamo ottenendo abbastanza.
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