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martedì 21 febbraio 2017

La perifrasi fantasiosa



Essendo stato uno dei primi a credere in Sousa posso sostenere non senza qualche rammarico che dallo scorso mercato di gennaio non è più lo stesso, o meglio lo è ma in altra modalità, che qui in molti apprezzano addirittura di più di come lo apprezzavo io allora, e sono sicuro che lo apprezzano di più adesso non certo per dare contro alla società, ci mancherebbe, sono solo gusti. A me piaceva più prima, ma tant’è. Piaceva più di adesso che sembra diventato come quelle ragazze tornate ad essere single e che allora si depilano ogni tanto solo per evitare eventuali figure di merda in caso d’incidente e conseguente ricovero in ospedale. La donna pelosa ha sempre avuto i suoi estimatori e quindi non discuto. Sousa si sente solo come un latitante in fuga, o forse è solo perché sognare è semplicemente un’attività solitaria. I sogni si possono spiegare e condividere in sala stampa fino a un certo punto. Col rischio oltretutto di essere fraintesi. E’ inutile quindi provare a tirarci dentro altri come potrebbero essere i tifosi. Intanto è emerso che la delusione del tecnico non si limita solo al mancato arrivo di Mammana già fortemente demotivante di suo, l’involuzione interiore, la crisi personale (superiore anche a quella di Ilicic) si è acuita all’indomani di certe intercettazioni telefoniche mai pubblicate prima, da quando cioè si è saputo che fu Cogngni a telefonare a Sandra Milo. Come se non bastasse il dispiacere dovuto al procurato allarme, una ragazzata imperdonabile agli occhi di un portoghese per il quale la mamma non può essere presa per il culo così,  ci si è messo anche Prandelli mettendolo in guardia circa le modalità forti usate dall’economo di Civitanova per dare il benservito ai propri allenatori e fare scherzi del cazzo a conduttrici benvolute dal pubblico. Cesare per la prima volta ha rivelato la frase che dopo Genova proprio uno sgherro di Mario gli suggerì per fargli capire che si sarebbe dovuto accasare altrove, quando l’economo gli mandò a dire di non comprare più le banane acerbe. Adesso faccio un discorso più in generale, a me gli allenatori che pretendono di essere parte attiva nelle scelte di mercato e poi si afflosciano se non vengono accontentati, mi ricordano un po’ quei genitori che ricattano i figli e concedono il motorino 50 cc solo in cambio del taglio dei capelli lunghi alla Cobain portati dietro alle orecchie. Più probabilmente però il problema è solo mio che non capisco di idee tattiche così sfacciate, forse sono morto a mia insaputa. Forse l’Atalanta non esiste. E forse anche quel suo linguaggio così pieno di perifrasi tipiche del fado, scioccamente fatte oggetto di ironia da chi ritiene di essere immotivatamente custode della lingua italiana, sono l’ennesima dimostrazione della sua superiorità quantomeno dialettica. La perifrasi fantasiosa è solo un modo molto elegante per evitare di dire ai Della Valle che la rosa a disposizione fa cacare. Mentre io sono ancora ancorato a concetti di tradizione popolare dove si sosteneva per esempio che non è mai dimagrito nessuno di domenica, certo un’istruzione che risente ancora molto dell’uso delle colle per legare le frasi.

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