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martedì 18 gennaio 2022

Una storia lunga, una vittoria larga


Una settimana fatta non di tre partite ma attraversata da 17 gol ha sancito, segnandola definitivamente, la mia lunga storia di fedeltà Viola. Misurata non tanto sui trofei, ma nell'aver creduto in figure lontane ed evocative quali Speggiorin, sì, una storia così lunga che quando è iniziata il CTS voleva dire solo Centro Turistico Studentesco. Quando cominciai a spendere emozioni per quella maglia c’erano fotografie che noi uomini portavamo ancora dentro al portafoglio, ripiegate e consumate dal tempo. Foto che ritraevano volti interrotti dalle piegature bianche dell’usura. Io tenevo la foto di Casarsa, lui che tirava i rigori da fermo. Oggi godo per questo bel momento con la maturità che mi ha portato a risolvere il problema della maturità prevedendo di mettere 20 candeline sulla prossima torta di compleanno. Anche perché ci sono persone che mi hanno fatto intendere di non gradire troppo la frequentazione con i troppo maturi perché sono coglioni come i troppo acerbi, ma in più sono troppo maturi, quindi meglio uno di 20/30 anni. Anche se i giovani specie se muscolosi è povera gente costretta a stare a petto nudo. Ieri ero così terrorizzato dal ricordo di Torino che ho guardato la partita come guardassi un acquario. Dopo una vittoria così larga come la banda, come certe passere, fatta di una grande varietà di marcatori, non mi resta che augurarmi qualcosa per Ristic, tipo che diventi un detrito spaziale che soffre di malinconia. Terza dose per molti chiama minestrina, divano, e il cucchiaio su rigore che almeno è servito per la minestrina. Vincere vuol dire felicità, ma la felicità è una roba da incoscienti. E non siamo felici solo per la goleada, siamo pizze che camminano.

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