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giovedì 6 ottobre 2016

Pensavo fosse amore e invece era un malessere



Dopo quanto successo a Cucchi ho paura che anche il mio sogno di vincere il terzo scudetto quest’anno sia morto per una forma molto acuta di epilessia. Purtroppo a Firenze le partite di Calcio Storico sono il più grande ricettacolo di questo tipo di sindrome a carattere cronico. Ricordo ancora con sgomento quando la crisi improvvisa colse Delio Rossi un attimo prima che accarezzasse Ljajic per la bella prestazione. Non a caso in curva sono sempre di più quelli costretti a farsi le canne per uso terapeutico contro le alterazioni dell’elettroencefalogramma. Si spiegano così anche certi striscioni. E quando ci si mette pure la Nazionale a peggiorare il quadro clinico, allora non mi resta che rifugiarmi nei pistacchi, una sorta di felicità artificiale. Un palliativo al bomber da trenta reti e all'oppio. Anche un modo per dimenticare la mancanza dei propri spazi all’interno della coppia, quando insomma le distanze tra i reparti non sono quelle giuste, come se i piccioni di San Frediano invece di rispettare le consegne del Mister, belli ordinati, facessero come i piccioni di San Marco a Venezia e si avventassero tutti dietro la palla lasciando scoperta la difesa. D’altronde tra il non so stare senza la Viola e non sostare davanti al passo carrabile sotto casa, è giustappunto questione di spazi. E poi sempre a proposito di epilessia, molte volte è proprio grazie a un pugno che un elettrodomestico ricomincia a funzionare. Per non parlare dell’epilessia metaforica, necessaria quando si vuole dare uno schiaffo morale a qualcuno. Un male infido, ricordo la Burbassi, di quando trombavamo e lei si dimenava, pensavo fosse amore e invece era solo quella sindrome lì. Così come può essere che la demotivazione di Sousa registrata nella seconda parte dello scorso campionato fosse dovuta a un semplice colpo di frusta. Bisogna dare più retta a certi detti popolari e meno ai verdetti incerti pronunciati da giornalisti tipo Sconcerti. Meglio un uovo oggi che una gallina domani, perché potrebbe morire a causa di un’attivazione intensa e improvvisa di gruppi di neuroni cerebrali. E’ chiaro che ci sono anche i sogni di vincere il terzo scudetto, morti di figa. Ne so qualcosa. Comunque in San Frediano abbiamo più fantasia di un trequartista, e se alla fine gioca sempre Badelj non è per una sua mancanza sostanziale di epilessia, ma perché Cristoforo è morto di freddo.

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