Uno dei grandi vantaggi della sosta, cosa impossibile che possa accadere invece domenica prossima quando i nostri ragazzi andranno allo stadio o comunque avranno la testa solo alla partita delle 12:30, è andare a messa per sbirciare le ragazze, e magari se ricambiano pure, chiedere al padre di parlarci. Oppure se si è atei, le giornate no come quelle di ieri sono ideali per esagerare coi biscotti, gianduiotti, tiramisù, bignè. Momenti da dedicare alla famiglia tipo andare a comprare i cappottini per i cani. Vantaggi potenziali che non sempre si concretizzano come quelli degli infortuni ai giocatori delle altre squadre impegnati con le nazionali. Ricordo ancora con terrore una sosta di campionato del ‘72, quando pur essendo un autunno ben delineato, mia mamma sbagliò la grammatura della lana e alla fine a forza di mettermi e toglierrmi il maglione imparai il karate. Meglio la sosta poi che l’olio di palma. La mancanza di calcio consente alle famiglie italiane di confrontarsi sui temi importanti invece di stare a pensare sempre alla formazione e a collegarsi per vedere chi scende in campo a fare il riscaldamento con la pettorina. Ieri prima dell’arrosto, in mancanza del lunch match che ci priva anche del raccoglimento in preghiera prima del pranzo, abbiamo avuto modo di discutere a lungo per concordare che è la stagione dei pomodori quella in cui accogliamo più migranti. Su altre cose invece non ci siamo trovati così d’accordo, ma è servito comunque per mantenere vivo un certo dialogo, la Rita trova offensivo che grazie ad una proposta di legge da me caldeggiata, solo durante la sosta dovrebbe essere permesso alla donna di guidare. E se ieri avessimo giocato chi si sarebbe mai ricordato che 49 anni fa moriva Che Guevara, e 53 avveniva la tragedia del Vajont. 49 e 53 che in serie A nessuno ha scelto come numero di maglia da dedicare a Ernesto o per ricordare l’odore di quella maledetta sera del 9 ottobre, perché anche loro sono sempre impegnati a giocare e a non stare mai con le proprie famiglie a riflettere. I vantaggi poi non sono solo pratici quando si ferma il pallone, nei momenti di difficoltà come questi bisogna trovare la forza di reagire, l’occasione giusta quindi per temprare il carattere e cercare di passare all’attacco. Di panico.
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