Questo precampionato vissuto tra sconfitte inattese, e lunghe attese tra operazioni di mercato disattese, rende tese le relazioni tra tifosi pieni di pretese e la squadra le cui ambizioni sembrano essere scese. Un po’ come quando parti per le vacanze estive con persone che ami, e torni con persone che odi. Ma il tempo è per eccellenza quello dell’attesa. Come sanno, meglio di noi, certi anziani seduti alla stazione senza aspettare nulla. Del resto non sono poeta molesto, così solo per gusto, poeta che amava soprattutto Zubizarreta. Perché di lavoro ho sempre fatto quello di aspettare la Rita; alla stazione giustappunto, fuori dal supermercato o dal bagno, da Cos in via della Spada. E nell’attesa giù poesie d’amore. A chi parte chiedo solo di non abbandonare le speranze in autostrada. E a chi va all’estero di fare di tutto per guardare con disgusto quelli che pranzano nei ristoranti italiani. Poi, siccome ho colto della preoccupazione per l’acquisizione dei rossoneri da parte dei cinesi, dico che per una volta bisognerebbe apprezzare di più la coerenza che ha dimostrato Berlusconi in questa operazione: ha lasciato il Milan nella merda proprio come aveva lasciato l’Italia. C’è già una scuola di pensiero il cui manifesto parla di un mondo del calcio dove la Fiorentina s’indebolisce mentre tutti gli altri si rinforzano. A questi scanzonati della materia rispondo che solo viaggiando sull’erba sempre più verde del vicino, si capisce quanto sia bello tornare a casa. Ma adesso non è più tempo di pensare alla cordata di baristi cinesi che sono entrati nel calcio per riciclare il nero. Bando alle ciance, non ci resta che diventare esperti di olimpiadi.
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