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mercoledì 2 marzo 2016

Storie di frontiera

Mi fermo a un Autogrill sulla A9 tra Como e Chiasso. Pochi metri e mi viene incontro un ragazzo sulla trentina con dei calzini in mano: “dottòr guardàt belli, compratèvel”. Fresco di super posticipo gli faccio: “stai per il Napoli eh?”. In quanto napoletano, e mettiamoci anche venditore di calzini all’Autogrill, non rimane certo spiazzato da quella mia domanda, scollegata, e che oltretutto mostra un sostanziale mancato interesse nei confronti della merce proposta. Mi fa: "dottòr, o’ calciò nun o’ seguò propriò. Vi aspett quann uscitè. Pensatèc a’ calzin”. Solite cose quindi, bagno, caffè. Non faccio il menù e non compro il Gratta e Vinci insomma. Esco e lo vedo distratto, allungo il passo per guadagnare la macchina prima che mi possa raggiungere. Ma non è napoletano a caso: “dottòr, dottòr, e’ calzin!”. Mi giro lasciandogli qualche spicciolo giustificandomi con una pignoleria di fondo che non mi permette di decidere così superficialmente: “non è un articolo che posso comprare così su due piedi”. Naturalmente la dignità del napoletano non può essere calpestata da quel gesto di puro passaggio di denaro, senza interesse alcuno a uno scambio commerciale. “dottòr nun me’ trattà comm nu rumenò, ramm 5 eurò, guard comm song bellì”. Continuo verso la macchina invitandolo a non offendersi. E ormai alle spalle, mentre apro la macchina, evidentemente preso atto che me ne stavo andando, senza più speranza alcuna che gli comprassi i calzini, ma anche liberato dalle difficoltà tipiche di una trattativa che ti mette sempre in condizione di essere il più neutrale possibile, sento che mi grida: “dottò si stò ppe o Napolì. Guarda quà!”. Mi giro e in mezzo al piazzale dell’Autogrill si cala i pantaloni della tuta rimanendo in mutande per mostrarmi un tatuaggio del Napoli 1926 sulla coscia. “scusatèm dottò, ma prim nun o’ dicò maje ppe paurà ca a gentè nun me compri nientè. Maronna ca partit aier’ dottò”. Poi mi ha confermato con estrema onestà che era corretto il termine, quando prima di salire in macchina gli ho chiesto se “figlio e’ ndrocchia” si poteva usare nel suo caso. Così sono entrato in Svizzera, ma permalosi (come i Della Valle) e pignolini con tutti quei divieti di velocità da rispettare, ho avvertito un disagio, e loro, notoriamente puntuali, mi hanno subito dato dell'infame. Meglio i napoletani in mutande. Oggi aeroporto.  

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