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venerdì 25 marzo 2016

E il settimo giorno...

Che voglia di disegnarmi il 14 dietro alla camicia. Di sapere se avrà già indicato a San Pietro di disporre gli angeli con il 3-4-3. E morto Cruijff anche il calcio non si sente più tanto bene. Esiste un calcio prima di Johan Cruijff e un calcio dopo. Esiste un calcio in cui chi faceva l’attaccante stava lassù e chi difendeva quasi mai si avventurava nelle terre inesplorate dell’altra metà campo. Poi un giorno, ad Amsterdam, mentre gli Anni Sessanta andavano incontro al tramonto è arrivato lui, il figlio della lavandaia dell’Ajax. Il giovane talento si è abbeverato alla fonte di Rinus Michels, il santone del calcio totale e insieme hanno dipinto calcio sulla tela verde degli Anni 70. Arancio su verde. Lui che ha alimentato la mia passione per questo bellissimo gioco. Ecco oggi non c’è più. Tanto che se la Rita mi chiedesse “ usciamo? C'è ancora un po' di sole” risponderei “No, in Australia è già buio”. Oppure: "Esci che è una bella giornata" lo dici ai tuoi gerani. E’ stata una giornata triste, adesso ci manca solo la Pasqua con le sue uova che sono come le poppe nel Wanderbra: voluminose e affascinanti fino a quando non togli la copertura. Non solo, perché a seguire arriva pure la Pasquetta che viene dall'antico latino, e significava "portati il K-way". La beffa poi è che vedi giocare Thiago Motta e non capisci se è lento o va in buffering. E le nuove maglie della Spagna disegnate da Desigual. Insomma, è morto Johan Cruijff, uno che ha creato il calcio moderno e che il settimo giorno si impegnava ancor di più.



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