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mercoledì 16 marzo 2016

Sono solo un leccavalle

So di essere solo un povero leccavalle quando dico che la presunzione del tifoso di calcio che solo perché s’interessa alla materia pensa di capirne più di chi lo fa a buoni livelli, mi ricorda la sindrome dello studente di Medicina che pensa di avere i sintomi di ogni patologia che sta studiando. Poi siccome nel calcio si parla sempre più della parte economica, mi intimorisco davanti a chi frequenta CDA, siano loro i DV o i tifosi non leccavalle, e non frequentano invece i lampredottai come me. Da leccavalle impunito dico anche un’altra cosa impopolare; parità dei sessi un cazzo! Lei paga l'estetista per la ceretta e io pago la cena. Io che sono maestro del dripping, non mi sognerei mai di misurarmi con Annigoni nel ritratto, e da “leccavalle” invidio Picasso perché non ha mai avuto un periodo marrone. Si, sono un leccavalle senza spina dorsale, insomma, niente strategie, niente tattica, niente ambizioni. Sono di quelli che ancora vociano quando passa una bella ragazza, e se una di queste cerca rimedi per "quel fastidioso prurito intimo", non mi spaccio per uno che ha fatto il Supercorso di Coverciano, pane al pane e vino al vino, propongo l’unico rimedio che il povero leccavalle conosce; quello di grattarsela. Ho talmente paura che i DV se ne vadano che non faccio più nemmeno prevenzione, invidio gli indipendentisti della passione Viola sempre sul pezzo a difesa della propria storia infangata, non come me che mi lascio andare alla risata contagiosa tipica dei leccavalle quando si vince, anzi, visto che è contagiosa loro si fanno persino il vaccino. Il leccavalle è impreparato e per questo si affida, non ha la capacità di  leggere una partita e per questo si fida. Non sogno mai che se ne vadano, neanche di notte m’interessa riconquistare la dignità, e me ne frego se mi ridono dietro anche i tifosi milanisti. Sono un irresponsabile lecchino anche della fase Rem, dove invece di una nuova proprietà agogno la memoria degli elefanti per non dimenticarmi più il pin del bancomat. Anche da questo mio outing emerge forte la tristezza del leccavalle, non andrò mai a pranzo da Giannino con Galliani a parlare di un nuovo talento, starò tutto solo a casa, pizza per pranzo, e alla TV un film di Lando Buzzanca. Ho cercato nei meandri più reconditi della mia inferiorità, un punto in comune con gli indipendentisti della passione Viola, che mi potesse riabilitare anche solo per induzione. E alla fine l’ho trovato e festeggiato con una bottiglia d’acqua Fiuggi in vetro. Leccavalle e non ci sentiamo molto delle creature mitologiche: metà uomo, metà brutto presentimento sul calcio d’angolo a favore del Verona.




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