Dico basta alla ripresa dei bambini tristi dell’Inter allo stadio perché la loro squadra perde. Non è giusto. Non si capisce perché, come appunto nel caso dell’Inter non si usi un defibrillatore per dare la scossa invece del solito cambio di allenatore. Buona e inaspettata invece la reazione del pubblico di San Siro, che non curante dell’ennesima delusione si è messo a festeggiare le mamme dei giocatori. Confesso che ciò che scrivo nasce fondamentalmente dall’affinamento in botte di una tecnica antica, quando ho sonno penso a delle bischerate e a cose geniali tipo se questo quadro è stato dipinto con un pennello grande o con un grande pennello. Poi mi sveglio, dimentico le seconde e mi metto a scrivere l’editoriale. Ed è per questo motivo che se ieri avete ripercorso certe valutazioni di giocatori ormai ex parlando di verità in tasca, io di quelli con la verità in tasca invidio le tasche. Poi in serata, dei napoletani che hanno lasciato i Quartieri Spagnoli alla fine degli anni settanta mi hanno confessato il loro timore, quasi terrore, convinti che i figli un giorno glielo chiederanno. E saranno i giudici più severi, sicuri che non glielo perdoneranno. Sono convinti che la domanda prima o poi arriverà come una sentenza e sarà “Perché il 14 maggio 2017 hai tifato Juve?” Io aggiungo che oltretutto sarà stato inutile come la lente sinistra degli occhiali di Marotta. Purtroppo la Juve vincerà lo stesso, e le puncicate, e chi si accoltella muore.
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