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mercoledì 12 aprile 2017

Il tatuaggio



La festa alla fine c’è stata, anche se non a Firenze ma a Madrid. Tutta colpa della barba di Messi e dei suoi compagni che continuavano a passare la palla a tutti quei barboni di Torino. E poi non era rigore perché Chiellini aveva il braccio attaccato al naso. Per superare questa dura prova forse avremo tutti un po’ bisogno di una Delorean che ci faccia tornare alla finale vinta dal Barcellona. Oppure ci sarebbe la pizza del giorno prima riscaldata al microonde. Non ci resta che sostenere che l’approccio alla legalità di uno juventino è quello di frenare sotto al tutor. Forse anche alla difesa del Barca hanno negato un Mammana all’ultimo istante. Questa partita ha dimostrato una volta di più che facciamo tutti parte di un quadro generale, solo che è storto. Oppure fate come me che rido di me perché ridere di Luis Enrique sono capaci tutti. E tutti siamo stati giovani e un po’ fave, il mio segreto per superare anche questa è credere che rimanere fave significhi rimanere anche giovani. Questo tre a zero non ci toglierà la speranza che riassumo in un’immagine finale; ho visto un settantenne al supermercato con il carrello pieno di birra, mentre fuori una settantenne parcheggiava in retromarcia in una sola manovra. Poi c’è sempre il derby con l’Empoli. Niente è indelebile, ricordatevelo, anche se stamani forse non basteranno i soliti 3 caffè; io il primo tatuaggio che mi sono fatto fu nel culo, a forma di mano, me lo fece mia mamma ed è durato 10 giorni. Passerà senza accento.

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