Se vi appaio così sereno e non reagisco quando mi date di gobbo è solo perché qualche volta mi legge mia mamma. Ieri ho cercato su Google “Pesce d’Aprile” ed è uscito “terzino destro”. La conferenza stampa di Sousa, la vittoria delle romane, l’assenza di Bernardeschi, l’appeal per la giornata di campionato precipita fino a diventare lo stesso che ha il pancarrè senza nulla da spalmare. Se domani non pubblico l’editoriale è perché sono soffocato. E così la classica partita per qualcosa che conta ha il sapore antico della macchina da scrivere, del cappello a cilindro e la stufa a carbone. Forse quella di oggi è solo una partita che non vuole essere invadente, come quei baci sulla bocca con un po’ di lingua, non tutta, solo un po’. Magari dopo la quinta birra potrebbe crescere la pressione per l’attesa e soprattutto potremo vedere un allenatore italiano in panchina. Se poi si considera che c’è anche la variante di valico e che non ci separa più nemmeno un’autostrada di merda diventa proprio una partita di quelle dove cerchi disperatamente il motivo per guardarla invece di portare fuori il cane che non hai, e alla fine ti appelli con tutta la forza alla fede Viola. Lo stesso di quando guardi tutto il menù, leggi le pizze una a una (il tempo di scolarti una weiss media), e poi ordini una Margherita come sempre. Un campionato dove baratterei i tanti striscioni con un annuncio in bacheca “Vendesi gioia, usata pochissimo quasi nuova, prezzo trattabile”. Devo trovare degli stimoli come quando da ragazzino mi prese la fissa di osservare il cielo e con il binocolo guardavo certi pianeti, o come faceva la Nicoletta dopo che vide il “Fude” con una bionda tinta di Borgo Allegri. Da quel giorno si mise in testa un concetto diverso dell’essere magra e basta, doveva diventare più magra della ragazza del suo ex. Io che non me la dico tanto con le palestre, diete, ex, e non mi si rizza più il binocolo, spero nell’amnesia come unico stato di temporale serenità.
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