Ieri ho incontrato la Nicoletta in Piazza Tasso e finalmente ho capito perché non ci piacciono i Della Valle. Siamo ancora troppo legati alla magnificenza del Rinascimento per accontentarci di due marchigiani senza storia e con accento fastidioso. Per combattere la carestia delle ambizioni e le contaminazioni dialettali di Corvino ci siamo imposti di rispolverare la lingua dei giorni migliori. Quella scritta nel nostro DNA. Mi ferma e mi dice “Ho da confidarti un secreto - Su, favella - L’altro dì mi appartai con un cavaliere - E come fu? - Tenea un augello grosso assai”. E’ anche vero che mentre “rispolveravamo” il nostro passato più glorioso ha attraversato la strada il Tozzi con le Birkenstock. Una minusvalenza d’immagine da una parte, il Bambi che mi chiede “Ma chi cazzo è Caproni” dall’altra (il preferito di Sgarbi). Siamo proprio condannati a un presente meschino velato di malinconie per il glorioso passato (non mi riferisco a Cecchi Gori ma a Dischi Alberti in piazza Duomo), non sarà mica un caso che ci sono i Della Valle ora che sono pelato e potrei permettermi una macchina cabrio? Mentre godono quelli con l’attaccatura alta del Fronte Gobbo Interno. Malgrado ciò rimango sereno e ascolto Drupi. Diciamo pure che ho optato per i cento anni da pecora, e se la delusione per le non notizie di mercato brucia c’è sempre l’acqua ossigenata che in più ricorda anche Cecchi Gori. Se poi dopo una buona operazione di mercato vi capitasse di leggere “vai una gioia” non vi preoccupate, considerate il refuso.
Nessun commento:
Posta un commento