Salutata
Moena è tempo di consuntivi, e quindi di dire con soddisfazione che è
stato un gran bel ritiro, nel quale lo staff di Montella ha potuto
lavorare con serenità, prima avvolto solo dalle Dolomiti e poi da un
entusiasmo crescente, con il tifo che ha scalato con successo la parete
difficile dello scetticismo, un ritiro che non ha visto neanche
infortuni di rilievo fatta eccezione per il ratto delle pernici. “Fusse
che fusse in Val di Fassa la vorta bbona”, che la Fiorentina cioè
riuscisse a mettere nelle gambe la forza per imporre all’assetto del
campionato le giuste geometrie della squadra rivelazione, noi ce lo
auguriamo e un po’ ci crediamo anche. La società ha dimostrato lucidità
nell’assortimento della rivoluzione, una varietà che ha avuto come
comune denominatore la validità tecnica dei nuovi acquisti, oggi capiamo
meglio cosa avesse convinto Montella ad entrare in quello che sembrava
solo un covo di vipere, un ambiente dilaniato da crisi di nervi e
giocatori in crisi, con stampa e tifosi confinati nel lazzaretto del
pessimismo cosmico perché portatori di malattie contagiose quali
l’autolesionismo. Poi i rosiconi e le mamme Ebe sono stati debellati con
la trasfusione totale dei giocatori, e con un convalescenza della
passone che è stata affidata all’innovativo staff di Montella,
immancabile oggetto di polemiche per via del numero, quando ancora
l’aria di Moena non aveva ossigenato bene gli animi beceri della
maldisposizione, uno staff che si è imposto positivamente lasciando una
bella impressione. Un tema quello del numero elevato che era stato
affrontato anche ad Hollywood con il film “10” nel quale Bo Derek
utilizzava le treccine in barriera ancora prima di Gullit. Abbiamo
potuto apprezzare la professionalità di questo gruppo, integrata a
metodi innovativi, e che alla fine potrebbero diventare proprio il
valore aggiunto da spalmare su una buona fetta del prossimo campionato. E
tra questi, chi ci ha colpito di più è stato Gianni Vio, il mago delle
palle inattive, probabilmente perché lo vede lavorare in quella landa
desolata che è stata l’efficacia sui calci da fermo dell’ultima
stagione, e la regina di Moena prima di abbandonare il ritiro e salutare
la compagnia ha voluto mettere la sua firma d’autore confrontandosi
proprio con lui. La Bice ha chiesto all’esperto di punizioni di
ascoltare quello che secondo lei poteva essere una variante importante
di uno dei suoi schemi più conosciuti, nuova e più destabilizzante per
l’avversario, da prima è sembrato scettico ritenendo le sue metodologie
già sature di strategia, fino a quando però, ancora intento a ripassare i
movimenti giusti da attuare per sfruttare al massimo le palle inattive
che saranno concesse dal Galatassaray nell’amichevole di oggi, ha capito
sulla sua pelle che la Bice aveva pienamente ragione. Nella foto di
copertina infatti la nostra inviata mostra a Gianni Vio il suo di metodo
in barriera, nettamente più efficace di quello che per distrarre
l’avversario prevede di abbassarsi semplicemente i pantaloncini, come
poi sarebbe diventato anche il suo marchio di fabbrica.