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mercoledì 1 agosto 2012

Cristo si è fermato a Boboli

Mentre la squadra mostra lampi di Rinascimento a illuminare il marmo screziato di telento della sua nuova facciata, il pensiero va al povero tifoso che è incamminato da anni sul Golgota della depressione, ormai schivo alla passione, e statico a macerare mesto con il mosto della vinificazione del Prandelli DOCG che ancora lo ubriaca di passato invece che di passito. C’è il tifo baciato dalla buona sorte che vede la luce, e chi come il tifoso in barrique, che è invece emaciato, malnutrito come fosse figlio di una buonadonna, rattrappito nella sfiducia, un tifoso insomma che da quel giorno si è messo a dieta, zero emozioni, sprofondando nel ground zero della curva Fiesole, costretto a prestare la sua fede a tasso zero come fosse un negozio di Divani & Divani, tanto per sdraiarsi meglio sul pessimismo, in grado di esultare a un gol della Fiorentina solo stappando il tubetto del Prozac. Grande rispetto quindi per quel suo dolore che lo ha portato a percorrere i sentieri dell’odio dellavalliano, una valle di lacrime la sua, circondata tutta intorno dalla campagna marchigiana che declina la propria fede Viola verso un incubo che è pari a un happy hour dal buffet fatto di arroganti olive ascolane. Neanche questi neonati sussulti di entusiasmo lo rianimano più, la strada della sofferenza gli cammina a fianco come una corsia d’emergenza, ormai si è esposto contro i Della Valle, e fino a quando ci saranno i feudatari della scarpa, niente a Firenze avrà più lo stesso sapore, neanche il panino con il lampredotto, che oggi mangia schifato perché sente il retrogusto amaro del ciauscolo, il Gallo nero gli s’è imbastardito col Verdicchio e la Chianina gli pascola tra Sant’Elpidio e Tolentino voltando la groppa alla Valdichiana. Dopo il grande successo della presentazione delle maglie in Piazza Signoria, con l’ultimo scoop la Bice ci mostra la foto della presentazione della divisa del tifoso rimasto orfano della passione, la Joma ha studiato per la prossima stagione una linea che lo connotasse ancora una volta come un povero Cristo, come un supporter che secerne sofferenza e quindi contrassegnato da una croce nera sul volto, un simbolo del lutto prandelliano che possa essere visto da tutte le angolazioni, la corona di spine rappresenta la condanna a morte della speranza da eseguirsi nel piazzale della fabbrica Tod’s di Casette d’Ete, infine i dreads che raccontano l’aggrovigliamento dei sentimenti e le canne fumate per evitare di mettersele alla tempia, non ultimo il rifiuto sdegnato verso l’inno Viola firmato da Narciso Parigi, così pieno di trombette e sonorità datate, mentre con Bob Marley si vorrebbe virare verso musicalità reggae, e con un immagine più Rasta, ai marchigiani finalmente dire basta.