Mentre
la squadra mostra lampi di Rinascimento a illuminare il marmo screziato
di telento della sua nuova facciata, il pensiero va al povero tifoso
che è incamminato da anni sul Golgota della depressione, ormai schivo
alla passione, e statico a macerare mesto con il mosto della
vinificazione del Prandelli DOCG che ancora lo ubriaca di passato invece
che di passito. C’è il tifo baciato dalla buona sorte che vede la luce,
e chi come il tifoso in barrique, che è invece emaciato, malnutrito
come fosse figlio di una buonadonna, rattrappito nella sfiducia, un
tifoso insomma che da quel giorno si è messo a dieta, zero emozioni,
sprofondando nel ground zero della curva Fiesole, costretto a prestare
la sua fede a tasso zero come fosse un negozio di Divani & Divani,
tanto per sdraiarsi meglio sul pessimismo, in grado di esultare a un gol
della Fiorentina solo stappando il tubetto del Prozac. Grande rispetto
quindi per quel suo dolore che lo ha portato a percorrere i sentieri
dell’odio dellavalliano, una valle di lacrime la sua, circondata tutta
intorno dalla campagna marchigiana che declina la propria fede Viola
verso un incubo che è pari a un happy hour dal buffet fatto di arroganti
olive ascolane. Neanche questi neonati sussulti di entusiasmo lo
rianimano più, la strada della sofferenza gli cammina a fianco come una
corsia d’emergenza, ormai si è esposto contro i Della Valle, e fino a
quando ci saranno i feudatari della scarpa, niente a Firenze avrà più lo
stesso sapore, neanche il panino con il lampredotto, che oggi mangia
schifato perché sente il retrogusto amaro del ciauscolo, il Gallo nero
gli s’è imbastardito col Verdicchio e la Chianina gli pascola tra
Sant’Elpidio e Tolentino voltando la groppa alla Valdichiana. Dopo il
grande successo della presentazione delle maglie in Piazza Signoria, con
l’ultimo scoop la Bice ci mostra la foto della presentazione della
divisa del tifoso rimasto orfano della passione, la Joma ha studiato per
la prossima stagione una linea che lo connotasse ancora una volta come
un povero Cristo, come un supporter che secerne sofferenza e quindi
contrassegnato da una croce nera sul volto, un simbolo del lutto
prandelliano che possa essere visto da tutte le angolazioni, la corona
di spine rappresenta la condanna a morte della speranza da eseguirsi nel
piazzale della fabbrica Tod’s di Casette d’Ete, infine i dreads che
raccontano l’aggrovigliamento dei sentimenti e le canne fumate per
evitare di mettersele alla tempia, non ultimo il rifiuto sdegnato verso
l’inno Viola firmato da Narciso Parigi, così pieno di trombette e
sonorità datate, mentre con Bob Marley si vorrebbe virare verso
musicalità reggae, e con un immagine più Rasta, ai marchigiani
finalmente dire basta.