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martedì 4 luglio 2023

La cucina del Viola Park ha un concetto prevalentemente autofinanziato


Ho questo sogno ricorrente in cui esco a cena con Rocco e lui vuole pagare alla romana. In cui mi dice di prendere pizza, nduja e cipolle, che mi sarebbe passata anche la paura di una finale persa. Sappiate sin da adesso che l’acquisto migliore sarà il mio, senza dubbio, un ventilatore da soffitto dall’aria industriale, nero opaco, e non parlo delle sei velocità per non umiliare Jovic. Poi magari Rocco mi smentisce e ci compra degli occhiali da agente segreto con incorporata la telecamera. Ma intanto c’è da salvaguardare Joe dalle malelingue perché il girovita è una misura discriminatoria. Che è come misurare il naso in “ebraismo”. Rocco che è molto attento a proteggere i suoi fidati collaboratori, all’interno del Viola Park ha studiato una cucina col concetto di private kitchen in modo che Joe possa nascondersi per leccare il tappo dello yogurt. Mentre va sequestrata la cronologia di Pradè. Al Bambi in preda alla rassegnazione da autofinanziamento ho ricordato la necessità di crescere e di smettere di popolare il suo immaginario di attrici e centravanti inarrivabili e, finalmente, da uomo maturo, pensare alla propria compagna e a Cabral, non riguardare mai le due finali perse e soprattutto “Una canzone per Bobby Long” con quella meraviglia assoluta della giovane Johansson. Riguardo invece al rapporto che ci lega intendo sollecitarvi nel caso in cui citaste aneddoti letti sui miei editoriali per conquistarla e farvi una bella trombata, di citarmi gridando il mio nome al momento dell’orgasmo. Intanto blitz di Ultima Generazione che ha imbrattato il selciato davanti al Battistero per protestare contro l’ipotesi troppo sminuente di un interessamento della Firenze del sud per Hagi, invece di un Barcellona Pozzo di Gotto o Paris Texas.

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