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mercoledì 19 ottobre 2022

Pallone d'oro


Jovic lo ritrovo nelle canzoni di Battiato dopo tre anni a vagare per i campi del Tennessee, e un po’ anche in quelle di Irene Grandi visto che vive in vacanza da una vita. Cambiano gli usi e i costumi non solo con la creazione del gioco dal basso, mi diceva il Bambi che nel sottobosco dei suoi intrallazzi ci sono persone che tenevano il nonno morto nel freezer per incassare la pensione, viste le bollette, adesso li mettono sotto sale. Dopo Lecce e prima dell’Inter mi sento come la frizione dell’automobilista anziana. Noi reietti del capitalismo e del terzo scudetto vaghiamo per piccoli borghi e mega centri sportivi nei momenti rubati al ciclo produttivo e all’ennesima partita di merda, così ci ritroviamo a inveire per le chiusure pomeridiane delle chiese che dovrebbero dare asilo all’umana necessità di pace senza fare i conti con la classifica e con i soldi del padrone. Se non hai di meglio da fare dai anche tu un titolo a quella foto. A questo punto il bicchiere è mezzo vuoto perché i russi hanno chiuso l’ottimismodotto. Anche se è solo mercoledì, anche se il Viola Park ci aprirà la cappella mortuaria della passione, vado incontro alla transizione enologica. Ormai non ci sono più dubbi, se a Rocco importasse qualcosa dei risultati sportivi a quest’ora avrebbe già messo un ministro degli esteri come steward. E a proposito di panchine, se Wanda Nara non fosse il selezionatore della nazionale argentina potevamo farci un pensierino. Diciamo che per punizione Pradè dovrà scrivere due paginette di Kvaratskhelia.

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