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giovedì 9 luglio 2020

Sostantivo maschile


Questa volta il meglio la partita lo ha dato tra il primo e il secondo tempo quando mi sono mangiato una bella fetta di cocomero di Stabbia. Meglio ingoiare i semi che l’ennesima squallida prestazione. Sembrerà strano ma bisogna augurarsi che Bolsonaro campi 100 anni per poterlo prendere per il culo. Ne più e nemmeno quello che abbiamo potuto fare con Pioli al Milan, e che per fortuna non è stato necessario con Montella e Iachini. Confermerei quindi Beppe anche per il prossimo anno per lo stesso motivo per il quale  il nuovo ponte di Genova sarà gestito ancora da Autostrade. La vita è troppo breve per fare la bucce a una partita, a una stagione andata male, o a un centravanti asintomatico, è un problema rimanerci male per cose alle quali avevamo già dato un nome e un cognome, anzi un sostantivo maschile. E non fate caso a me che sono orbo e non riesco a vedere questo salto di qualità che mi verrebbe voglia di tagliarmi la vena artistica con una lametta. Forse la mia è solo voglia di scendere da questa altalena emotiva, o forse mi vanno troppo strette queste emozioni striminzite. Come è possibile che ormai mi appassiono di più a quella porzione di chiappa che spunta dagli shorts? I giocatori che noi non apprezziamo particolarmente vanno via e fanno non bene di più, mi viene in mente Ilicic, Muriel, Rebic, Hagi, e viceversa, quelli che fanno molto bene da altre parti vengono da noi e fanno ridere, tipo Lirola, Pulgar, Duncan. C’è qualcosa che non capisco, come quando mi chiedo il perché nessuno si sia mai preso la briga di puntare una telecamera H24 sulla testa di qualcuno (meglio se quella di Vlahovic che quando gioca offre lo stesso rendimento di quando è squalificato) per documentare la crescita dei capelli, mentre invece lo si fa coi fiori che sbocciano o il sole che tramonta. Direi che per me è arrivato proprio il momento di fare uso di ansiolitici, anche perché sono troppo emotivo per pulire i gamberoni.

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