.

.

venerdì 28 settembre 2018

Quelli nati tra il '60 e il '70


Intanto ho fatto il cambio di stagione, ho sostituito il Riesling Renano con il Fonterutoli. Poi per chiudere con un sorriso la vicenda di quel truffone di Mezzoleni, voglio dire che uno come lui, che in San Frediano è considerato giustappunto non più di una mezza sega, a noi nati tra il ‘60 e il ‘70, ci fa un baffo. A noi un rigore inventato, un rigore a favore non dato, una superiorità numerica negata, insomma, una conduzione leggermente casalinga, come direbbe Mughini, ci fa il solletico. Siamo cresciuti con i ghiaccioli inzuppati nei coloranti, all’Universale ci si entrava direttamente con il motorino, al bar, dal fumo che c’era, non si vedeva se la briscola era fiori o cuori, né se le palle erano quelle del biliardo, del flipper o del biliardino. Abbiamo respirato anche il fumo delle schiacciate. Abbiamo viaggiato in lungo e in largo senza cinture di sicurezza. Sul motorino mi ci asciugavo i capelli, altro che casco. Cosa ci potrà mai fare uno falso così, uno falso come certi culi con i tacchi. Un tempo si sarebbe definito un “cornuto” oppure un “venduto”, oggi si parla invece di discrezionalità. Quelli nati tra il ‘60 e il ‘70 lo sapevano bene chi era un pazzo, oggi un pazzo non può più neanche parlare da solo che viene scambiato per uno che parla in vivavoce. Mentre uno sano, dopo la colazione, considera l’aperitivo il pasto più importante. Diciamo per onestà intellettuale che Mezzoleni lo considero figlio dei tempi, perché anche le meretrici meritano di più di un figlio così, figlio dei tempi perché prima almeno trombavo, oggi invece ho un debole per le verdure a chilometro zero. Quindi il problema alla fine non è se il bicchiere è Mezzoleni vuoto o pieno, il problema sono io che invecchio. Più in generale, invece, alla domanda perché gli arbitri non parlano, non spiegano, non motivano mai le loro decisioni, rispondo, perché i loro visi di bischero dicono già tutto.

Nessun commento:

Posta un commento