.

.

mercoledì 12 settembre 2018

Per questo mi tengo Biraghi


Ci vorrebbe un organo che valutasse minuziosamente tutto ciò che viene detto nelle trasmissioni sportive, intendo quelle piene di ex giocatori che vivisezionano le azioni dopo le gare. Un organo che esamini minuziosamente la cazzata appena detta, come fa Alessandro Borghese quando esamina la cappa della cucina. Malgrado ciò ne uccide più la prima sosta di campionato che la spada. Che in Italia ci sia del razzismo mi sembra evidente, non solo negli stadi purtroppo, a Firenze poi, basta vedere i fenomeni d’intolleranza nei confronti di Pioli quando manda in tribuna Montiel, e quelli quando Biraghi crossa. Allora mi chiedo perché non mettiamo una serie di adesivi alle frontiere, lungo le coste, all’ingresso delle curve, visto che quelli sul vetro posteriore della macchina, con scritto “bimbo a bordo”, ne hanno salvati tantissimi. Basterebbe scrivere “Italia paese razzista”. Poi, quando ci lamentiamo perché gli altri comprano, gli invidiamo perché non rispettano i parametri del fair play finanziario, quando insomma l’erba del vicino è sempre più verde, vi racconto di quando la settimana scorsa a Capalbio ho finalmente conosciuto un guardiano del faro di quelli veri, ormai in pensione. Quante volte abbiamo sognato di vivere lontano da tutto? Che siano stati i Della Valle, i semafori, l’ufficio, lontano dalla tua solita vita di tifoso che non vince mai. Insomma, gli ho chiesto se mi poteva raccontare qualche storia di quella sua meravigliosa, e per certi versi, privilegiata professione. Mi ha risposto “che cosa vuoi che ti racconti, è stata una grande rottura di coglioni, in certi momenti mi è mancata pure mia moglie”. Per questo mi tengo Biraghi.

Nessun commento:

Posta un commento