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venerdì 27 novembre 2015

Quando la metafora ci viene in soccorso

La partita di ieri non ci regalerà la qualificazione ma in compenso fa venire finalmente a galla i problemi di alcolismo di un uomo che non avendo il coraggio di confessarli in maniera esplicita, lo fa in metafora alzando il gomito. E’ già un primo passo e la squadra mostra di apprezzare il suo outing parziale applaudendo al ritorno negli spogliatoi. A dimostrazione che il gruppo è unito anche e soprattutto nelle difficoltà. E a parte le metafore esistenziali di Roncaglia, il migliore in campo alla fine risulterà Bernardeschi (Andrà agli europei), il peggiore invece l’arbitro che non avendo il coraggio di confessare in maniera esplicita i suoi problemi con la masturbazione, lo ha fatto in metafora proprio non vedendo un calcio di rigore e un fuorigioco solari, perché lo sanno tutti che toccandosi si diventa ciechi. Mi è piaciuto il centrocampo fuor di metafora ma con Badelj e Vecino cresciuti alla distanza, Ilicic benissimo per quel poco che ha giocato, e Borja Valero delizioso soprattutto nel secondo tempo. Kalinic randellato non metaforicamente (10 i falli subiti di cui 8 dal capitano del Basilea) dimostra ancora una volta di essere un giocatore pazzesco. La squadra nel suo complesso ha giocato un’ottima partita, ha tenuto bene il campo anche in 10, ha mostrato carattere e personalità, la reputo quindi una prestazione molto positiva, che vale tanto in termini di crescita, e soppesandola quindi, sono più i vantaggi che li svantaggi (forze fisiche sprecate). Diciamo che la metafora applicata a casi umani come quelli di Roncaglia e l’arbitro sono stati compensati dal pareggio tra Belenenses e Lech. Ed è molto chiaro che la vittoria al St. Jacob Park ce la siamo risparmiata per il 18 maggio. So che di solito siete molto duri, e come con Cognigni ormai da quel “Mercato da pezzenti”, siete usciti inferociti dalla partita anche con il povero Facundo e con l’arbitro, mentre il gruppo (Molto unito) tende a proteggerlo perché ne comprende il dramma. Anche io mi schiero dalla parte dell’argentino bevitore, perché come lui ho tutto una serie di problemi che non riesco a confessarvi. Tanto per dirne uno invece di quelli facili da raccontare, avrete fatto caso che a volte lo chiamo smartphone per fare il giovane, ma quando sono solo lo chiamo telefono. Poi sono fra quelli che dicevano "Che schifo i Lùnapop" ma di nascosto me li ascoltavo nelle cuffiette con il cd camuffato nella custodia di quello di Pat Metheny. Anche Roncaglia avrà avuto un motivo scatenante, che almeno va considerato come attenuante nel giudicare il gesto sconsiderato di ieri. Pur non riuscendo a confessarveli tutti, anche i miei problemi psicologici, quelli che poi mi hanno spinto a curarmi aprendo questo blog, hanno avuto un fatto scatenante. Nel mio caso è successo quando il babbo sul letto di morte mi confessò che lui e la mamma decisero di avere un figlio maschio perché avevano bisogno di qualcuno che programmasse il videoregistratore. Quello che vi chiedo quindi è di non essere così superficiali nei confronti del povero Roncaglia, e nemmeno nei miei. E comunque più in generale di chi soffre. Riflettete sempre prima di attaccare una persona, come avete fatto più volte anche con me, non tenendo conto tra l’altro che il momento più trasgressivo degli ultimi 15 anni è stato quando ho preso la Tachipirina a stomaco vuoto.

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