Solita personalità e padronanza, con alcuni giocatori in chiara crescita, uno su tutti Mati Fernandez. Mentre Rossi che è il più indietro, mette un’altra ora nel motore. Il tempo di rivedere Alonso e di rimettere a posto la classifica aggirando il catenaccio dei polacchi. Missione compiuta. Carattere e grinta in una partita grigia, giocata spesso in orizzontale. Di Ilicic che dire, che come sempre sembra il meno coinvolto, ma solo per via di quel suo incedere dondolante. Poi invece è come quello che al primo appuntamento incide le iniziali su un albero. Il modo più romantico per far sapere che ha un coltello. Lo stesso con il quale ha assestato due fendenti alla povera squadra polacca. Sousa stupisce ancora con l’ennesima formazione inaspettata, coinvolge tutti, e la squadra risponde con la qualità dei singoli, e con lo spirito di gruppo. Insomma, l’uomo copertina è Ilicic, che ha passato varie fasi a Firenze, venduto al Bologna dopo essere stato fischiato e detestato. Alla fine lo sloveno è un po’ come quei calzini che dopo essere stati annusati e, passata la prova, vengono rimessi. Insomma non ha ancora dato tutto per la Fiorentina. E come dicevamo, l’EL è una manifestazione che la Fiorentina non solo può vincere, ma che intanto è palestra di autostima, ed è palcoscenico ideale per i giocatori che hanno meno spazio, e poi serve a consolidare la caratura europea della squadra. E soprattutto non scegliere una competizione a favore di un'altra è fondamentale ingrediente per far crescere la mentalità vincente. La cosa da combattere è invece un’altra, e mi ci ha fatto pensare il Bambi che ieri poco prima della partita aveva avuto un problema con lo scarico del lavandino di cucina. Sarà stato che è riuscito a risolverlo solo poco prima della partita, sarà che uno se la prende sempre con le persone che ti stanno più vicine, e dato che è tornato single, appena mi ha visto ha inveito contro di me: “Mancano camerieri, falegnami, idraulici e macellai, chiudete sti cazzo di blog”. Firenze nell’ultima settimana si è divisa tra quelli che non vogliono buttare via niente e quelli che invece avrebbero scelto di sacrificare un obiettivo per favorirne un altro. A parte il rischio, alla fine, di rimanere con un pugno di mosche, insieme al rammarico di averlo in qualche misura deliberato. Non solo lo trovo innaturale, ma addirittura mortificante. Insomma, puoi essere un bambino felice, oppure entrare in campo per fare la mascotte con la divisa da arbitro anziché da calciatore della Fiorentina. Due competizion is megl che one, le percentuali di vincere qualcosa, per me aumentano invece di diminuire, ed è troppo tempo che non portiamo a casa qualcosa. Si, sono passati tanti anni, e invece di chiedermi cosa scegliere tra Europa e campionato, mi chiedo quale strana forza della natura attraeva i Super Santos alle marmitte.
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