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mercoledì 25 marzo 2020

Il farmaco della speranza


Il rischio di continuare a lavare i pavimenti con questa frequenza è che intervenga la Soprintendenza delle Belle Arti al primo vaso etrusco ritrovato. Se avete tenuto la prima versione dell’autocertificazione arriverà il momento che varrà come un Gronchi Rosa. Magari anche se reclusi usciremo pazzi se è vero che pensavamo di sconfiggere il virus con il caldo ed è arrivata la neve. Evidentemente i cani col freddo non hanno più nemmeno così bisogno di tutte queste passeggiate. Devo dire che mi ero abituato troppo a vivere in mezzo a milioni di commissari tecnici, tra gli immunologi mi trovo un po’ a disagio. Se solo Giovanni Rana facesse le penne lisce potremmo fare nottata aspettando il nuovo decreto. Anche i Re Magi quando tutto sarà finito porteranno in dono il lievito di birra al posto della mirra, oggi invece è previsto il picco delle autocertificazioni. Non c’è più bisogno della notte per aspettare che tutto rallenti, tutto tranne il cuore. Dice che questo momento potrebbe insegnarci qualcosa, tra i miei tanti dubbi in merito voglio pensare a chi non faceva mai colazione e spero che usi questo periodo per diventare una persona migliore. Giornate ribaltate, passi lenti, muri bianchi, ginnastica con piegamenti all’incertezza. Stretching di pessimismo. E a fine giornata il Bambi si è fatto un thé infré. Che declino. Per dare il senso del disperato bisogno di stare in un là fuori incontaminato, vorrei che il farmaco della speranza si chiamasse “Surf”.

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