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domenica 4 settembre 2016

Tornando a casa


Lo so il tifoso è difficile da accontentare, non è come me che il solo fatto di essere Viola mi rende cuorcontento. Il tifoso vuole la pizza ma vuole anche gli addominali. E un po’ di quel cuore lo lascio sulle dune della Graticciaia. Sono stato bene, pensate a come può essere stato Cognigni dopo aver messo a posto i conti con la plusvalenza di Alonso. Così. Tornando a casa ripenso a quel comunicato, stonato, almeno vissuto da qua, fossi stato a Firenze forse mi sarebbe sembrato solo come i cereali sbriciolati sul fondo del sacchetto. L’idea che mi sono fatto di quella tifoseria Viola sempre scontenta, è che non abbia ben chiara la realtà delle cose. Forse bisognerebbe che i film realistici invece di far vedere le persone che il sabato mattina fanno il brunch, le mostrassero mentre puliscono il bagno. Lascio il mare di settembre con un rammarico; c’è ancora gente bianca. Anche se la Rita che è più attenta di me sostiene che la persona a cui mi riferisco fosse un albino. Ma è bello anche tornare a casa per ritrovare certe sensazioni che qua non puoi vivere, come quelli che al semaforo “sgassano”, scattano, suonano, s’infilano, mi è sempre piaciuto ritrovarli al semaforo successivo. Non sarà macchia mediterranea, magari comunque sempre una Duna. E’ stata una vacanza bellissima, con un unico momento di alta tensione in spiaggia, quando un tizio con una cartina tatuata sulla schiena si è incazzato perché mi sono messo a consultarla. Poi l’ultimo tramonto sul lago di Burano. Avevo tanta paura di perderlo. Come quando l’autobus è in ritardo e ti vengono le paranoie tipo “e se non l’avessi visto passare?” Un autobus. Dieci metri di autoveicolo.

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