Ai
Della Valle possiamo imputare di non aver fatto prima quello che è
riuscito invece adesso, anche se avendo sulle spalle un ballino di anni
da 50 chili, sappiamo bene che per fare le rivoluzioni ci vuole si il
coraggio che è mancato, ma anche le giuste condizioni ambientali che
invece non si erano verificate, e che tra il dire e il fare ci sono in
mezzo un mare di aspetti tra i quali anche quelli di natura sentimentale
che proprio sfumature non sono, tema questo magari poco commestibile
alle insensibili fauci del tifo che tende a fagocitare senza far uso
della masticazione, perché sul piatto di un ciclo da azzerare c’erano
anni di rapporti di lavoro in alcuni casi diventati amicizie, poi ci
sono stati gli errori di valutazione, ci sono stati gli errori, insomma,
tutta una serie di errori ma non la malafede, che invece è facilmente
riscontrabile in certo ambiente giornalistico cittadino, per non parlare
di quello del tifo che proprio nella fase più delicata della storia dei
Della Valle a Firenze si è dimostrato un’arma in meno. Tanto che oggi
potremo valutare non senza qualche apprensione se lo svuotamento dello
stadio fosse da addebitare al furto d’identità messo in atto dagli acker
della tomaia marchigiana, e ancora, adesso che le nebbie della
pontellizzazione sembrano essersi finalmente diradate dalle menti più
sospettose, analizzeremo meglio se la passione ritrovata sarà
sufficiente a ricucire gli strappi, o almeno a dimostrare un
attaccamento alla maglia che non sia lo stesso dimostrato da Montolivo.
Quindi Della Valle in colpevole ritardo sui tempi della rivoluzione e
ancora neanche portata a termine veramente fino in fondo, e quando parlo
di fondo non mi riferisco a quei tifosi che lo hanno raschiato
agognando la vendita della società mettendosi a pecorina nel primo harem
disponiile di un qualsiasi sceicco dal pacco gonfio, e dopo aver
verificato il poco interesse suscitato dalla piazza, disposti ad
accontentarsi anche di un meno arabo rivenditore di bombole di gpl pur
di liberarsi di chi oggi invece è tornato orgoglio di tifoso, facce da
carta igienica insomma, che si scaccolano nascondendo il ricavato sotto
la soglia della vergogna, perché la Fiorentina di oggi è addirittura
merito della loro lucida contestazione, una lungimiranza utilizzata a
più riprese, è bene ricordarlo, come quando si è cercato di cambiare il
testo del nostro inno sostituendo il “garrisca” con un decisamente più
petroliere Garrone, oppure tutta quella lungimiranza la possiamo
riscontrare nella crudezza con la quale si è voluta chiudere la scorsa
stagione al coro di “pezzo di merda”, oppure ci si riferisce a quei
Preziosi esempi di lungimiranza come gli ultimi cammei incastonati nella
Val di Fassa tra nasi da pagliaccio e parrucche, così tanto per
ripartire con il piede giusto, insomma con lo stesso lungimirante e
rasserenante atteggiamento di come la si era chiusa. Probabilmente a
braccetto con Bettega non c’è andato da solo Prandelli, qualche tifoso
ce lo deve aver accompagnato per riconoscenza, per fortuna pochi, e le
cui corbellerie non sono state ascoltate da una presidenza che invece di
fare tanti discorsi a bischero ha rilanciato a dispetto dei Santi.
Comunque dicevamo che si è fatto trenta ma non trentuno, perché se da
una parte la rivoluzione c’è stata, nelle pieghe di questo rilancio ci
sono ancora tracce inequivocabili di pontellizzazione che un po’ di
ragione la danno a chi ha vissuto tra le nebbie della lungimiranza,
perché la foto di copertina ci mostra senza ombra di dubbi l’anima
sparagnina dei marchigiani, tracce di ridimensionamento da finire ancora
di spolverare, perché ci sono troppe sconcertanti analogie tra i noti
braccini dei Della Valle e le alucce del nuovo angelo custode della
squadra preso con prestito secco dal Malaga, perché i cari Della Valle,
dopo aver approfittato delle difficoltà del Villareal, per accaparrarsi
chi dovrà vigilare sulla nostra stagione si sono invece rivolti proprio a
quello che è stato a lungo il sogno dei lungimiranti con la sciarpa
Viola al collo, lo sceicco Al Thani, questo si un vero esempio di
proprietà in fuga, che smantella tutto e vende a prezzi stracciati, e
che bene avrebbe potuto rappresentare una certa tioseria che a Firenze
in questi anni di austerity della fede, ha dimostrato di usare la
passione a targhe Al Thani.