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lunedì 1 giugno 2020

A sommo studio



Questa battaglia della vita per farsi riaprire le frontiere dalla Grecia da parte di quel traditore del Bambi è imbarazzante, forti dell'unione ritrovata e degli interessi nazionali ci eravamo detti che quest’anno sarebbe stato utile fare la vacanze in Italia. Menomale che poi in soccorso è arrivata una deliziosa torta di mele a scaldare la domenica. Da lì a parlare con il vino è stato un attimo, come a passare da brasserie a brassiere. Ancora in mancanza della partita ‘sta volta mi sono messo a sfogliare una vecchia raccolta di frasi iconiche, tra le mie preferite “ho cambiato la serratura”, “ricordati il pane”, “chiama quando arrivi”, “esco a prendere le sigarette”. Intanto mi sto convincendo sempre di più che quelli con la mascherina tricolore si aspettino la pensione d’invalidità. La scelta del vino per il pranzo della domenica, la scelta più ardua dopo “vuoi più bene ad Hagi o alla mamma?”. Alla fine ho aperto un siculo, che i lombardi non se ne abbiano a male. Sono sempre stato strano anche prima che scoprissi i vini dell’Etna, ricordo ancora che la Beatrice dalle poppe grosse trovava anomalo che per salutarla le baciassi il seno, mi riprendeva aspramente dicendomi che era sufficiente guardarla negli occhi. Intanto sto un po’ meglio da quando ho eliminato i “mai” e i “per sempre” e tenuto i carboidrati. A me lo spostamento tra regioni mette un po’ d’ansia, non vorrei ritrovarmi al posto della Sicilia. Infine sul fatto che il sindaco Sala avesse rilasciato frasi forti come “ce ne ricorderemo” in tono minaccioso, sospetto che sia un'esternazione estrapolata a sommo studio per montare l’ennesima polemica giornalistica, ma che in realtà l’abbia pronunciata sorseggiando l’aperitivo senza patatine.

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