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martedì 16 giugno 2020

Tre storie e poco altro


Oggi tre storie post lockdown, la prova finale che ne siamo usciti migliori. Specie noi eletti Diladdarno. La prima vede il Bambi al Nano Verde nel primo vero fine settimana proiettato al recupero della vita precedente. Birra, tramonto, musica, poi arriva l’amico con gli acidi. Parte la serata fino al risveglio il giorno dopo a mezzogiorno appoggiato a una barca con alcuni bambini che gli tirano le conchiglie addosso. Alla fine solo ricordi confusi di un ombrellone che non era ombrellone, forse un cappello che non era cappello. La seconda si svolge in città, il Pizzichi che esce con questa fanatica di Scandicci conosciuta su “Immuni”, come da accordi le dà la cartella clinica con gli ultimi esami, compreso quello sierologico, poi una bevuta e un po’ di petting nel suo open space vicino al Centro Rogers. Lui si slaccia i pantaloni, lei indossa i guanti, a quel punto si risente sostenendo di essersi lavato, ma lei voleva solo controllargli la prostata. L’ultima storia racconta la fine dello smart working con il Centi che rientra finalmente in ufficio. Si alza molto presto quella mattina per paura di non svegliarsi, scombussolato, eccitato, sente il fornaio, vede il metronotte rincasare poi visto che è presto torna 5 minuti a letto e si alza alle 10 bestemmiando. Intanto Montolivo ha provato FaceApp per vedere come sarebbe da uomo. Ma adesso basta discorsi sovversivi con la spugnetta dei piatti durante la pandemia. Bentornata insalata di riso. Ora se vogliamo possiamo andare liberamente a cambiare il mondo anche se non troviamo parcheggio davanti.

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