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venerdì 14 settembre 2012

Nel mezzo del cammin di nostra vita

“Il miglior modo per uscirne fuori è passarci in mezzo” (vedi foto), un pensiero del poeta americano Robert Frost, per dire che la bella Fiorentina di oggi è anche figlia della crisi che l’ha attraversata, perché vivere le difficoltà non è come guardarle dopo che sono state superate. Trovo che sia un esercizio troppo idraulico quello di analizzare solo in chiave negativa gli eventi che hanno caratterizzato questi due anni e mezzo, limitandosi cioè ad individuare il punto della perdita senza però evidentemente capirci un tubo, se si continua ancora a non considerare che dentro a un tubo non si vede niente e quindi non si potrà neanche mai raccontare la vera storia della sua usura. La chiave inglese più corretta per la lettura del contatore non penso quindi possa essere quella di appuntarsi i metri cubi di errori che sono stati consumati, perché nella bolletta da pagare è compreso anche il consumo delle quantità necessarie a sciacquarsela di dosso quella crisi. Perché se valutiamo quel periodo con il senno del poi ne facciamo un racconto gotico come nella miglior tradizione del grande Edgar Allan Poi, appunto, riprendendo quelle suggestioni, sviluppando quegli aspetti psicologici, indagando fra le ossessioni e gli incubi personali di Corvino, “il Corvo e le altre poesie” del 1845, è non a caso il racconto che gli diede la celebrità. Perché la stessa grande inventiva dello scrittore, la si ritrova anche nella tifoseria Viola, capace di raccontare il personaggio Cristina De Pin con lo stesso sapore di August Dupin, per sconfinare poi nel romanzo poliziesco di Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes, che sono due anni che è lì a cercare la pontellizzazione con la lente d’ingrandimento e ancora non l’ha trovata. Da qui alla fantascenza di sceicchi accampati a Campo di Marte in attesa solo di acquistare la Fiorentina il passo è stato breve. Insomma, tra chi ha messo in croce la società addossandogli colpe e pretendendo scalpi, e chi ha sposato il senno del poi come sua religione dell’analisi dei fatti accaduti, c’è stato chi ha intagliato direttamente la croce nelle parole di legno di Giulio Cesare Croce che al senno del poi ha preferito lo stile più carnevalesco di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, e con l’avvento del Cacasenno di poi si è pensato di essere autorizzati a pisciare continuamente anche fuori dal vaso. Storie di tifo incrociato, di modi di contaminare la propria passione con i retaggi di quella juventinità latente che ti gira sempre nei paraggi, e poi lo Scheggi che ha dato il sapore della “sveglia appetito” a certi ricordi legati al prima e al dopo partita, calcio, cibo e i vari modi di intendere le due cose, oggi sono partito dalla poesia di Robert Frost per finire col parlare di chi è tifoso alla meno, costretto dopo il rilancio da una parte, e la mancata pontellizzazione dall’altra, ad ingoiare bocconi surgelati consegnati al domicilio sconosciuto della propria passione, da Robert Frost, Bob per gli amici, alla Bofrost dei rosiconi il passo è stato breve, e mentre loro scongelano le olive ascolane, io addento tutta la poesia che si trova dentro a un panino col lampredotto.