“Il
miglior modo per uscirne fuori è passarci in mezzo” (vedi foto), un
pensiero del poeta americano Robert Frost, per dire che la bella
Fiorentina di oggi è anche figlia della crisi che l’ha attraversata,
perché vivere le difficoltà non è come guardarle dopo che sono state
superate. Trovo che sia un esercizio troppo idraulico quello di
analizzare solo in chiave negativa gli eventi che hanno caratterizzato
questi due anni e mezzo, limitandosi cioè ad individuare il punto della
perdita senza però evidentemente capirci un tubo, se si continua ancora a
non considerare che dentro a un tubo non si vede niente e quindi non si
potrà neanche mai raccontare la vera storia della sua usura. La chiave
inglese più corretta per la lettura del contatore non penso quindi possa
essere quella di appuntarsi i metri cubi di errori che sono stati
consumati, perché nella bolletta da pagare è compreso anche il consumo
delle quantità necessarie a sciacquarsela di dosso quella crisi. Perché
se valutiamo quel periodo con il senno del poi ne facciamo un racconto
gotico come nella miglior tradizione del grande Edgar Allan Poi,
appunto, riprendendo quelle suggestioni, sviluppando quegli aspetti
psicologici, indagando fra le ossessioni e gli incubi personali di
Corvino, “il Corvo e le altre poesie” del 1845, è non a caso il racconto
che gli diede la celebrità. Perché la stessa grande inventiva dello
scrittore, la si ritrova anche nella tifoseria Viola, capace di
raccontare il personaggio Cristina De Pin con lo stesso sapore di August
Dupin, per sconfinare poi nel romanzo poliziesco di Arthur Conan Doyle
con Sherlock Holmes, che sono due anni che è lì a cercare la
pontellizzazione con la lente d’ingrandimento e ancora non l’ha trovata.
Da qui alla fantascenza di sceicchi accampati a Campo di Marte in
attesa solo di acquistare la Fiorentina il passo è stato breve. Insomma,
tra chi ha messo in croce la società addossandogli colpe e pretendendo
scalpi, e chi ha sposato il senno del poi come sua religione
dell’analisi dei fatti accaduti, c’è stato chi ha intagliato
direttamente la croce nelle parole di legno di Giulio Cesare Croce che
al senno del poi ha preferito lo stile più carnevalesco di Bertoldo,
Bertoldino e Cacasenno, e con l’avvento del Cacasenno di poi si è
pensato di essere autorizzati a pisciare continuamente anche fuori dal
vaso. Storie di tifo incrociato, di modi di contaminare la propria
passione con i retaggi di quella juventinità latente che ti gira sempre
nei paraggi, e poi lo Scheggi che ha dato il sapore della “sveglia
appetito” a certi ricordi legati al prima e al dopo partita, calcio,
cibo e i vari modi di intendere le due cose, oggi sono partito dalla
poesia di Robert Frost per finire col parlare di chi è tifoso alla meno,
costretto dopo il rilancio da una parte, e la mancata pontellizzazione
dall’altra, ad ingoiare bocconi surgelati consegnati al domicilio
sconosciuto della propria passione, da Robert Frost, Bob per gli amici,
alla Bofrost dei rosiconi il passo è stato breve, e mentre loro
scongelano le olive ascolane, io addento tutta la poesia che si trova
dentro a un panino col lampredotto.