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lunedì 21 gennaio 2019

L'Abruzzo esiste


La partita ci ha raccontato dei gol da fenomeno di Muriel, di un fuoriclasse di nome Chiesa (strepitosi certi suoi strappi), del carattere di Capitan Pezzella, della prestazione orgogliosa della squadra, commovente, fino alla fine. Degli errori di Edmilson e Hugo. Ma Di Pessimo solo Di Bello che applica due pesi e due misure prima non espellendo Gaston Ramirez, e poi apparecchiandogli la tavola concedendo una punizione che a parti invertite non concede. Se invece di mangiare il tiramisù e godersi le meraviglie di Muriel, vogliamo sgranocchiare l’alga nori, e quindi preferiamo elencare le responsabilità di Pioli, per me la più grave è quella di aver schierato Simeone e Gerson. Dal punto di vista del gioco e delle occasioni il pari sta stretto, ma per come si era messa la partita è un ottimo risultato. Per gli amanti dell’alga nori ricordo che la Fiorentina ha giocato in 10, e come se non bastasse  ha omaggiato la Samp anche di un rigore. Sul terzo gol l’errore è di Milenkovic con la complicità di Pezzella, due contro uno. Non parlerei di Fiorentina schiacciata, in questo caso e periodo parlerei piuttosto di schiacciata alla fiorentina ripiena di chantilly. Mi fa impressione leggere l’equazione matematica che sia stata la sostituzione di Muriel a compromettere la partita, è impressionante cioè come si riesca a non dubitare che non c’è nulla a questo mondo che Pioli non possa fare male. Chissà se almeno come padre di famiglia riuscirà ad assolvere il compito di girare per casa a spegnere le luci. Il mio timore più grande, se confermano Pioli, visto il disagio dilagante, è che il prossimo campionato qui sul blog si comincerà a rappare per esprimere tutto ‘sto malessere. E dopo l’alga nori se non bastano nemmeno le lasagne che ingrassano Muriel, sarà tempo di brodini di miso d’orzo con noodles di grano saraceno e amaranto. Perché dopo la sostituzione del colombiano con Laurini il Bambi è sbottato, ed è arrivato a dire che se arrivasse Giampaolo al posto di Pioli sarebbe disposto a fargli il baciamano, vuole aiutare i ceppiconi a casa loro insomma. Per lui l’esonero è un gesto galante. E poi il conforto, la serenità, la pace che gli da un esonero non glieli da nemmeno lo Xanax. Insomma non è domenica finché non succede niente e poi diventi triste e depresso intorno al 93°. A me quello che ha fatto specie è stato assistere al processo dell’allenatore messo su in quattro e quattr’otto quando ancora l’ingiustizia di una possibile sconfitta immeritata non si era ancora abbattuta tra il capo e il collo del povero tifoso. La priorità di voler dimostrare che le colpe son tutte del ceppicone, è una dimostrazione che tutto il mondo è paese. L’incontinenza dell’accusa, la sua perseveranza, insieme a una visione non solo del calcio, ma anche della vita, che quindi va anche oltre il risultato, e per questo le vittorie immeritate non piacciono, meglio le sconfitte, mi ha ricordato una storia abruzzese. Lei si chiamava Rosina e fino a 104 anni, ogni mattina alle cinque e mezza è andata in camera del figlio (80 anni) per buttarlo giù dal letto. “Ma come se po’ mannà avanti ‘na famiglia se fuori ci sta già lu sole e tu stai ancora a dormì”.


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