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martedì 29 gennaio 2019

Breve storia triste


Il necrologio di oggi solo per comunicare ai parenti che il calcio era emozione per me, istinto, il risultato era come la data di nascita e di morte sulla lapide della passione. Orgasmo. Nessun tipo di approfondimento oltre il fischio finale. Niente formazione preferita prima del fischio d’inizio. Ero tanto bravo, insomma, mi facevo piacere pure Pioli. Sarà perché ero quasi anziano, e tutto quel guardare ad analisi costi-benefici mi avrebbe portato alla depressione. Mentre ai tifosi meno anziani, quelli attenti a valutare negativamente anche le vittorie immeritate, la depressione veniva da giovani. Arrivarono persino a trasformare l’inferiorità numerica in un vantaggio. Ma quello che arrivai a temere davvero per loro, quando non bastavano più nemmeno le giocate di Muriel, era la partita perfetta, il gran gioco a illuminare volti allucinati, le scelte dell’allenatore determinanti, il risultato di prestigio. La paura cioè che alla fine di tutto questo inaspettato ben di Dio, il tifoso Viola potesse accasciarsi e morire. Lasciando solo il proprio gatto, comunque incazzato come loro, senza più scatolette di merda, ma salvo, perché lui aveva ancora sei vite. L’autonomia di altri sei anni con Pioli. E come se non bastasse, oltre al lutto arrivava la beffa, per la Crusca infatti Simeone ha uscito fuori la palla da un metro, a porta vuota.

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