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giovedì 31 gennaio 2019

Il ritornello ha preso la A1



Il 7 a 1 ci permette di evitare la disamina tecnica. La sofferenza con la quale domenica abbiamo battuto l’ultima in classifica c’è bastata e avanzata. Potremo invece parlare di angeli. Franco Angeli intendo. Pittore giustappunto romano, autodidatta che ha sempre sperimentato (come se un allenatore oggi insistesse su Biraghi) nella ricerca tesa a superare addirittura l’informale. Il nulla cosmico di una partita senza capo né coda. Ha fatto parte della Scuola di Piazza del Popolo insieme a Mario Schifano (Pioli si sarebbe dovuto chiamare così) e soprattutto Tano Festa. Quella che abbiamo fatto ieri alla Roma. E se ci fosse stato ancora Vittorio, avremmo potuto parlare persino di “Ciclone” Viola. Mentre se l’arbitro avesse dato il recupero avremmo potuto raggiungere Quota 100. Il Bambi a questo proposito sostiene che Simeone sia rimasto lì ancora due ore a tirare in porta. E oggi il trucco è essere felici per ciò che si ha senza pensare che potresti avere Oddo. Io che sono a Vipiteno, e c’è poco da stare Allegri perché qui nevica, farò un minuto di silenzio, non tanto per la vittoria così larga, perché io a differenza di chi non gioisce per le vittorie immeritate, non lo faccio per quelle troppo facili, quanto per quelli che non hanno alzato il tergicristalli. Anche se la neve mi mette di buonumore, soprattutto quando lo dico a quelli che la odiano, o lo odiano, a quelli che va bene in montagna ma in città è solo un disagio, quello di chi vive male tra l'ottavo e il decimo posto, e a quelli che allora vai a vivere in Norvegia. Ma io vivo a Firenze e adesso sono a Vipiteno. E poi sono convinto che i medici ieri hanno staccato la spina all’allenatore sbagliato. Tempestiva intanto l’iniziativa della scuola romana di togliere i 4 in pagella. Un provvedimento sulla scia dell’abolizione, questa volta tutta fiorentina, dell’esonero dell’allenatore per decreto. E quelli per il riciclo dell’allenatore (tipo il ritorno di Sousa) non accetteranno mai 6 gol di scarto. Troppo spreco. E infatti il “Marasma” ha già preparato lo striscione “Il troppo è come il poco”. Insomma amo le partite divergenti. Quelle che si discostano con coraggio, forti ma anche deboli, dalle convinzioni del proprio allenatore. Quelle che non è vero che non hanno schemi, tiri in porta, sostituzioni sbagliate, Biraghi bidone. Un tempo le partite morivano per le idee tattiche di altri. E i tifosi nemmeno sceglievano più: tutti belli allineati sotto l’egida del dio dell’uniformità di giudizio. “Quello è un ceppicone” è stato un ritornello per far addormentare i figli, il passaparola che giustappunto ieri ha preso la strada di Roma. Saranno loro da oggi a parlare di orrori tattici oltre le solite buche. Qui  rimarranno solo delle scorie da smaltire. Il magone e il Bambi continueranno ad amarsi ancora per un po’. Io invece lascio fare il lavoro sporco al tempo. Tra poco sono le 7(sette), sveglia!!

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