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giovedì 6 settembre 2012

Sostiene le puppe a Pereira

Siamo troppo spesso impegnati a ricordare i moduli di gioco che caratterizzano l’idea del calcio di un allenatore, quelli che in definitiva non sono altro che dei brevetti depositati sul campo, scordandoci invece di quei brevetti geniali che ci hanno accompagnato, prima che nella nostra vita di uomini sessuali, nelle nostre fantasie, poi in bagno dove diventavamo cechi, e subito dopo nei nostri giochi preferiti, e che a seconda dei modelli più o meno blindati, ci hanno procurato anche qualche affanno di troppo ad aggirarne il meccanismo di sgancio, facendoci fare così la figura degli imbranati, problemi e giochi che per molti persistono ancora, e che comunque ci piacciono molto di più di una diagonale difensiva ben effettuata. Perché ieri per chi non lo sapesse è stato il compleanno del reggiseno, che festeggio solo oggi non tanto perché distratto, ma solo perché ieri ero immerso in argomenti forti di natura spirituale, un po’ come le amarene Fabbri, che mi avevano portato fino quasi a rinnegare la passione per il calcio, i pensieri, e quasi ad ubriacarmi le amarene, e che prevedevano, ironia della sorte, proprio la rappresentazione di un seno nudo sul quale non ci saremmo potuti arrampicare più di tanto per giustificare l’assenza proprio del festeggiato. Insomma, il 5 settembre del 1899 veniva brevettato il reggiseno, ben 113 anni di femminilità e fascino che sono anche il tempo stimato da Montella per fare assimilare uno straccio di schema difensivo a Cerci, lavoro oggi delegato a Ventura, che in quanto tale tenterà l'avventura del tanto sospirato avvento di almeno un recupero sul difensore a partita, alternandolo un po' a quel modo naif di stare in campo, e comunque a sostenere il seno ci avevano già pensato gli antichi romani, e qui Cerci non centra una sega. E allora veniamo a quelle affinità con il calcio che mi sembra doveroso sottolineare, per esempio, quando uno crede di guardare furtivamente nello scollo altrui e prende un calcio negli stinchi dal difensore che lo marca stretto, come solo può fare una compagna che applica la marcatura a uomo, oppure lo stop di petto che richiama all’ormai desueto modo di chiamarlo reggipetto, poi c’è la massima aspirazione che è quella di vincere, e per la quale ogni allenatore ha i suoi segreti, riassunti meravigliosamente nelle collezioni di Victoria Secret appunto. E se nel calcio c’è il top player, quando si toglie il reggiseno c’è il topless, mentre il player diventa Plaitex, e l’incrocio che fanno gli attaccanti in area diventa l’incrocio magico Criss Cross, poi alla fine rimane solo il più classico dei cross dalla linea di fondo, e chi in fondo ama il reggiseno solo per il gusto di farlo scivolare in un angolo se non quando in calcio d’angolo. Wonderbra e Wonderibra, push up e Tim Cup. In questa obliqua contaminazione tra i due mondi qualche problema potrebbe nascere solo nell’interpretazione dei parametri della bellezza, perché dalla parte del reggiseno una delle unità di misura è la coppa, mentre là dove si randellano calcioni la coppa è il coronamento di una vittoria, ma se nell’universo dell’eleganza e della bellezza il seno perfetto è quello che sta in una coppa di champagne, nel mondo del calcio dove la volgarità convive con l’eccesso, il seno perfetto è molto più grande, è quello per intendersi che sta in una Coppa dei Campioni.